UNA QUESTIONE DI METODO
La pandemia ha funzionato, come da aspettativa, da acceleratore di cambiamenti: questa considerazione, evoca l’elan vitale.
Henry Bergson teorizzò l’elan vitale alla fine del XIX sec. ma fin dai primi anni dell'800 Schopenhauer accentrava la sua filosofia sulla "volontà di vivere", una forza irrazionale e cieca che può render vano ogni tentativo di dare senso e direzione alla stessa esistenza.
La vita (l’elan vitale) va intesa come spirito, come energia creatrice che produce tutte le cose e che Bergson considera l’energia che dà origine a tutti i fenomeni naturali.
L’elan vitale non segue una sola direzione, ma si disperde dovunque trovi possibilità di farlo (come un nucleo che emette fasci di raggi nello spazio vuoto).
Così, i fisici hanno presentato la prima piastrella per sperimentare un controllo sulla fusione nucleare, prospettando una centrale ad alto rendimento e con un irrilevante produzione di scorie. Che in alcuni casi possono diventare fertilizzanti di nuove fusioni. Anche se si dice la prima centrale nucleare sarà pronta fra anni, senz’altro dopo il 2050, un primo laboratorio ha orientato le sperimentazioni verso un progetto perlomeno ventennale, trascinando ingegneri, architetti e militari in una selva inesplorata, lasciandosi alle spalle ‘incidenti’ che ancora, sinistramente, tornano alla mente: Three Miles Island, Cernobyl, il più grande disastro nucleare della storia dell’energia nucleare. Invece, i fisici sono orientati verso il motore eterno, che comunque consuma materiali fissili cioè scindibili per fissione.
L’elan vitale si è visto valere anche per i popoli, come anche quest’anno in Medio Oriente.
Stagionalmente, usano farsi la guerra.
Il Medio Oriente (MO) è il carrefour di molte realtà: geografiche (Asia-Africa); economiche (spezie, profumi e incensi votivi Vs materie prime); religiose.
Alle millenarie tensioni che travagliano quest’area, rispondono geografi di ogni parte del globo e in tutte le epoche con decine di definizioni di MO, una per ognuno che abbia partecipato al dibattito. Tuttavia, non esiste una definizione univoca: la controversia è quindi sicuramente complessa.
Se consideriamo la definizione di MO di Gregory Gause, nel 2004: egli parla del Medio Oriente dal punto di vista economico, come quel gruppo di Stati che si sorreggono tramite un’interdipendenza asimmetrica.
Cioè:
1. Arabia Saudita
2. Bahrein
3. Cipro
4. Egitto
5. Emirati Arabi Uniti
6. Giordania
7. Iraq
8. Iran
9. Israele
10. Kuwait
11. Libano
12. Oman
13. Palestina
14. Qatar
15. Siria
16. Turchia
17. Yemen
Vivono un regime di reciproca sudditanza economica, energetica, di commesse per le materie prime, armi, cibo. Ma chi ha il potere? L’estremista Qatar o gli ultraconservatori sauditi? Chi ha il petrolio ed è egemone nell’area da almeno un migliaio di anni, ritiene di essere superiore ad altri, sicuramente meno dipendente per le armi.
E si bombardano in allegria. Da 3000 anni, documentati. Ante qua non datur.
La pace non trova qui sostenitori tanto che neanche un trattato intrinsecamente favorevole alla pace, quello di Rabin degli accordi di Oslo del 1993, durò a lungo e si estinse col suo omicidio, poco più di un anno dopo.
Non c’è soluzione a questo affaire.
Chissà quanti Rabin sono transitati in questa parte del mondo dal 3500 a. C. ma nessuno si è imposto; così gli assiri di turno hanno continuato a vendicare madri o padri uccisi così i babilonesi (attuale Iraq) e tutte le tribù di un territorio cerniera tra Asia e Africa, tanto ingrato come terreno agricolo quanto popolato da uomini di indole bellicosa; a ragion veduta, per di più .
Capisci solo le mazzate! Faceva dire il disegnatore Andrea Pazienza a un improbabile Sandro Pertini a un altro altrettanto improbabile sé stesso, mentre tentavano di scalare una montagna.
Il nome di Israele, è menzionato per la prima volta su geroglifici egiziani su una stele di circa 1200 anni prima di Cristo. Già rilevante allora, cominciò a far parlare di sé in quell’epoca, tanto da venire menzionato in cronache guerriere.
Stretti fra Egitto Assiri e Babilonia hanno sempre dato prova di non riuscire a trovare un modo di convivenza pacifica. Neanche il credo in un Dio unico. Ovvio. Son più di 3mila anni che portano ognuno nel cuore un padre, un figlio morto in una qualche guerra.
Credo che neanche una campagna di perdono militante possa fare superare queste antiche ruggini.
Ma accettare che possano esistere dei popoli che possano intendersi solo sui bagni di sangue mi vien male, come l’antisemitismo evocato da tutti produce atti antisemiti. Fascisti.
È una questione di metodo.
Il 27 maggio 1679 viene emanato da Carlo II d'Inghilterra l'Habeas Corpus Act, uno dei più efficienti sistemi di salvaguardia della libertà individuale contro detenzioni arbitrarie.
Si produce, così, un certificato medico e si ‘crea’ la pacificazione tra individuo e società.
Così, la guerra di Israele con Hamas si interrompe con l’improbabile auspicio di fermare un’epidemia di poliomielite con l’obiettivo di vaccinare il 95% dei bambini: il virus non conosce ostacoli né di razza né di altro; solo un’igiene dei luoghi di convivenza può contrastarne la diffusione. Su questo stendiamo un pietoso velo.
Come nel gioco dell’oca, l’entrata e uscita dal truce periodo esordito col virus del COVID19 persegue la via di un virus. La cura della violenza è quindi riposta nella sua medicalizzazione, ovvero, con il trattamento di un evento più violento per proditorietà ed efficacia. Un altro virus.
Per cause di FORZA MAGGIORE, si materializza la soluzione al comportamento violento: un’infezione a potenziale andamento epidemico, come in una drammatica morra cinese, spariglia il gioco: vincitori e vinti hanno la stessa vulnerabilità a un evento nuovo, imprevedibile e incontenibile in grado di mettere in scacco popolazioni intere e capace di ridare autorità alla stessa ONU che inutilmente ha tentato di dare forza a trattati, risoluzioni, accuse incrociate che da un anno a questa parte ne hanno occupato l’agenda.
Quindi, solo una forza maggiore è in grado di fronteggiare una forza ‘minore’, come diventa la violenza.
La malattia è un male che accomuna il malato, che è giusto che si curi e non diffonda il morbo, e il sano, che ha diritto a non ammalarsi.
Ma se il Medio Oriente è "il ring del mondo", come lo definì lo storico israeliano Yuval Noah Harari, per continuare la metafora pugilistica, può essere interrotto solo dall’arbitro per motivi di salute che riguardino anche uno solo dei contendenti, come in un KO.
Ma il fuoco arde sotto le ceneri.
Prende il posto del virus il cercapersone caricato con esplosivo: non più indiscriminato ma mirato. Si dice che il Mossad abbia intercettato centinaia di cercapersone destinati a Hezbollah e li abbia sostituiti con dispositivi ‘’minati’, cui era stata applicata una carica esplosiva in grado di uccidere.
La morte per procura diventa così una morte edulcorata, priva degli aspetti truculenti e drammatici delle macerie di uno stabile o di una strage di indifesi. In più, si accompagna a un clima carnascialesco: comica con finale in tragedia.
Lo spunto per questa immagine dello schema tragedia-farsa mi è venuta da un carteggio Marx-Engels.
La lettera inviata a Marx il 3 dicembre 1851: “Sembra veramente che il vecchio Hegel conduca dalla sua tomba la storia, come spirito del mondo, e con grande coscienziosità faccia che tutto si presenti due volte, una volta come tragedia, la seconda volta come farsa pidocchiosa”.
È il caso della guerra 2024 Israele-Hamas: l’inevitabile propagazione del conflitto alle nazioni viciniori, come il Libano, portatore di altri terroristi come Hezbollah, anche lui al centro degli obiettivi militari di Israele, ha portato il conflitto a esprimersi al suo massimo grado con grande dispiegamento di uomini e mezzi. E vittime.
La storia degli ultimi 100 anni, conferma che non interessa a nessuno che si formi uno stato palestinese né alla lega araba né ad Israele, ciascuno con scuse plausibili, la sicurezza da un lato, lo sterminio perpetrato su un popolo relativamente indifeso dall’altro.
Il coro di arabi e non ipotizza due stati teoriferiti, slogan ma non posizione condivisa dalle parti.
Interessante è questo resoconto delle cronache della questione israelo-palestinese https://www.youtube.com/watch?v=R7YtInyrXmU
fatto grazie alla memoria di Marco Travaglio che dà un taglio giornalistico all’intera vicenda.
INVIDIA E GELOSIA
Nasce dall’invidia patologica per i successi universitari di Giulia l’ultimo femminicidio conclusosi con l’assassinio della povera Giulia, 22 anni, laureanda in ingegneria, professione considerata ‘maschile’ per la frequentazioni di cantieri e luoghi ‘non adatti a una ragazza’. C’è chi ha lavato col sangue l’onta generata dal sorpasso femminile in questa disciplina. Non voglio nemmeno immaginare la ridda di pregiudizi, sopraffazioni e critiche misogine. Una vita di sopraffazioni che potevano trovare soddisfazione in una laurea prerogativa del ‘campo avverso’ l’ ingegneria. Riusciremo noi maschietti ad abbandonare certi automatismi comportamentali, e le donne essere meno accondiscendenti e rispondere per le rime.
Invidia e gelosia hanno come dimensione di riferimento la dipendenza.
Si tratta di sentimenti umani comuni ma che hanno come oggetto non un’entità inanimata, come una sostanza d’abuso o, nel nascituro, d’uso, ma un essere vivente. Sono, cioè, dipendenze parassitarie da un altro da sé, più blasonato intellettualmente o più ricco materialmente, le cui qualità possono mettere in evidenza le carenze psicologiche di un altro. È invidiabile chi ha uno yacht, magari a vela; però, a cascata, il suo solo possesso prevede un’abilitazione nautica adeguata, altri con barche simili con cui confrontarsi, vacanze transoceaniche e amicizie conformi, fondamentalmente che non soffrano il mal di mare. E che possano gioire di un aperitivo in barca, uno sopra l’altro e senza vie di fuga oltre alla passerella di ingresso in porto. Non è l’ideale per un claustrofobico. Che comunque invidia il grasso armatore 78enne, non immaginando neppure la vita che conduce e cosa prevede il possesso di detto yacht. Un evidente stato di depersonalizzazione in cui tutto è possibile; la premessa è: si, ok, faccio parte del genere umano, quindi posso diventare un grasso signore con uno yacht smisurato, quando già prendere un traghetto mi irrita e non sopporto l’odore del mare. Desolante, però è un sentimento comune e parassitario, poiché fa riferimento a una vita altra ed evoca la dipendenza.
Quasi analoga è la gelosia, utile, a piccole dosi, a manifestare interesse per tutelare i gameti della coppia. Nei fatti, però, tutto può accadere vivendo assieme e il detto degli antichi mater semper certa pater unquam da grande spazio alla fantasia.
Non meraviglia che episodi cruenti nascano in questo clima, dove quello che viene messo in discussione è il prodotto primo dalla nascita: l’istinto di conservazione, la mamma.
Così la dipendenza che in una coppia è normale, diventa letale quando il legame si scioglie: l’attentato all’integrità dell’Io è così forte, da preferire la morte dell’altro a qualsiasi forma di ‘pace concordata’. Paradossalmente, chi con la sola presenza ’seda’ le ansie da istinto di conservazione indebolito, per le carenze psicologiche del soggetto, quando questa sedazione viene a cessare, solo col suo sacrificio si può ricreare la situazione ante quo, di angoscia ma senza quella possibilità di cura, attentatrice dell’Io quando viene a mancare. Ricostruendo la vicenda con la trasposizione nella psicopatologia, in particolare la malattia maniaco-depressiva, la depressione si innesta sulla fine della relazione, vissuta maniacalmente, che riusciva da sola a mitigare le punte di disagio esistenziale, creando quella dipendenza che sarà poi causa della tragedia omicida.
Considero il femminicidio un caso limite di dipendenza poiché ad esso si embricano gelosia e invidia, a loro volta due facce della stessa medaglia.
SE NON ORA QUANDO?
Pensare che una volta uccisi Saddam, Bin Laden e Al Bagdadi, l’oppressione da un terrorismo casuale e indiscriminato si sia estinto, o è stato l’ennesimo infantilismo applicato, che brilla anche quando si distruggono le case, si uccidono civili e si compiono crimini di guerra assortiti, oppure è pura propaganda sanguinaria di un occidente che ha scientemente negletto le migliaia di arabi arrabbiati e psicopatici in libera uscita, assetati di vendetta e di guerra. O ogni volta vanno ricordate ogni volta le organizzazioni criminali come Boko Haram, Is, Isis, Al Qaeda più quelle stabilite dalla UE per convincersi che migliaia di uomini allo sbando prima o poi si sarebbero vendicati, storditi per l’uccisione del padre simbolico. Anche l’efferatezza e la ferocia di questa vendetta segue un ben definito copione: ecco che gli psicopatici per l’Islam si accaniscono su neonati e donne incinta: ed è allora che qualche tonnellata di bombe viene sganciata su uno territorio che non è più grande di un terzo di Roma. In palio ci sono 2 milioni di poveri straccioni che sono nati e vissuti sotto le bombe. Come si fa a non empatizzare con chi da un momento all’altro ha perso tutto, casa, moglie, figli. Ma chi se li prende? L’Egitto ha già detto no. Gli altri stati aspettano che da due milioni diventino uno e mezzo.
Il mondo si spacca. Pro e contro la Palestina. Pro e contro Israele. Per un problema che alla fin fine non ha soluzione e il video spiega l’importanza ‘storica’ di una striscia di terreno che è una via obbligata per i commerci con l’Egitto, il mar Rosso…
Desolante. In pochi anni ci han fatto vedere moribondi per malattia, per cambiamento climatico e sempre per guerra come prima o seconda notizia.
L’Ucraina, come Israele sono da sempre terre poco gestibili in quanto incroci di commerci e migrazioni tra est e ovest e quindi nel tempo si sono commisti popoli e religioni e tradizioni diverse le cui gesta, nel bene e nel male, hanno segnato la storia del pianeta.
Il culto dei morti ha segnato il trionfo e il declino di civiltà: dagli egizi ai greci.
La pandemia ha scatenato la 3°guerra mondiale, secondo la visione papalina. Quindi tutto quello che sta succedendo non è nulla di nuovo sotto il sole, solo un capitolo della storia di una terra indisciplinata, che domani, a bocce ferme, sarà in grado di costruire un missile con una dozzina di testate nucleari, in grado di sfruttare nuove tecnologie nucleari e di girare intorno al mondo, senza fermarsi mai, ma soprattutto AGGRATIS.
Senza esagerare nelle venture sventure, l’accelerazione nel prodursi di eventi, non sempre evolve nella direzione voluta, per cui, se da un lato menti eccelse si producono nell’invenzione del nucleare pulito, che non rilascia scorie e quelle poche le riutilizza, dall’altra c’è chi ha da vendicare il padre, la moglie i figli morti sotto le bombe non molti anni fa.
Siamo partiti dalla pandemia il 30 gennaio 2020 e siamo. arrivati all’orribile strage in Israele il 7 ottobre 2023. É così fragile l’uomo? Stiamo superando malattie e guerre, la popolazione aumenta.
Questo mondo è come una sveglia dei cartoni animati; ogni tanto si addormenta e ogni tanto ti prepara il caffè:
ASPETTI ISTRIONESCHI DELLA MALATTIA
…Il malato è un malato, ha la natura e la modificata maniera di sentire del malato.
Thomas Mann, La montagna incantata
DIANA PIFFERI E LA MADRE ALESSIA
Involontariamente o a bella posta si impara a mantenere un atteggiamento, un’espressione del viso per attirare maggiormente le attenzioni su di sé, in un momento in cui si è già al centro dell’attenzione.
E si impara a sentire. Ci dicono della signora Pifferi, che racconta, inascoltata, di come non fosse suo quel bambino che nacque ‘all’improvviso’ costretta dalle sue alquanto povere risorse a vivere con poco. Immersa nel concreto, non riesce a trarre spunti di responsabilità neppure da un figlio, che non ha mai immaginato e che per lei, poteva sopravvivere mesi con un biberon caricato a pappa. Mondo immondo.
Povero il bambino, morto per sete, ma miserrimo il mondo in cui non ci si accorge di un malato che con la sua storia ci fa supporre perché è lì e perché non si aggrega ad alcuna comunità che gridi allo scandalo prima che combini il guaio.
Quel malato si sentiva malato? Era visto come tale?
La sua iterata risposta “non lo so” va creduta perché lei non sa niente di niente..
PROLOGO
E per non farci mancare nulla, come si dice, dopo la pandemia, una guerra in cui siamo bene o male coinvolti, i fascisti al potere finalmente avremo (era ora)i bambini in galera: diciamocelo, non stanno mai fermi, non studiano niente, solo, aiutano papà a pagare le bollette. I soliti poveri. Una ne pensano e cento ne fanno. Meno male che ci sono io che SONO FERMAMENTE CONTRARIO ALLE COMUNITÁ DI CRIMINALI!
Tomba di Nerone – Piranesi 1748
CONTRO LE COMUNITÁ DI CRIMINALI
Due istituzioni che appaiono costantemente nella storia dell’umanità nell’età classica e di cui Goffman parla diffusamente nel suo Asylums, sono il pane quotidiano del medico medio: le case di riposo e le carceri. Gli anziani e i delinquenti sono gli esclusi sociali cui è negata la maggior parte degli strumenti di socializzazione nella vita mondana e che trovano la loro collocazione solo in strutture massificanti, con personale dedicato e idee di intrattenimento.
Il contatto con entrambe suscita disagio nel visitatore, qualsiasi sia il suo ruolo; nelle case di riposo, la condizione imposta di degente, osservato da amici e parenti per periodi più o meno lunghi, prevede anche il distacco, reiterato a ogni visita. O a ogni cambio di pannolone. Chissà dove andranno adesso, pensa il nonagenario in carrozzella, congelato nei movimenti ma ancora ricco dentro. La modernità ha allungato la vecchiaia non la vita e non è così raro incontrare centenari che, come la vulgata tramanda, tornano bambini. E hanno le stesse esigenze e comportamenti.
Da bambino ricordo i ‘vecchi’ nel paesello in Sicilia, che dopo anni di campagna si godevano il fresco seduti sulla strada.
Ora non è più così: alla stessa età si è nel pieno dell’attività e magari, coi proventi del lavoro degli anni precedenti ci si lancia in nuove imprese.
O si viene sepolti in una RAS.
Altro dalle carceri potrebbe essere un’impresa partecipata da detenuti che, supportati dallo Stato possano assaporare la vita da regolare e poi decidere cosa sia meglio, se fare il delinquente o no.
A questo punto, la recentissima decisione di diminuire la maggiore età PER QUANTO RIGUARDA L’INGRESSO IN CARCERE dà da pensare.
Al liceo ricordo una lezione di Storia dell’arte sui pittori fiamminghi del XVI secolo in cui un gruppetto di nani sbevazzavano durante una festa campestre. Chiesi lumi e mi fu fatto notare che non si trattava di una compagnia di nani ma erano bambini che, all’epoca, erano considerati piccoli adulti. Il quadro riuscì a evocare una morbosità che l’immagine non voleva dare.
Bambini in via di trasformazione psicofisica si stonavano col vino e cosa si potevano dire? Bambinate.
Il quadro prese subito i toni di una tavola di fumetti, surreale ma possibile.
Così anche l’attuale riforma, al posto di immaginare come convincere un bambino ad esprimersi diversamente, che non con la violenza e la sopraffazione, li discrimina e li segrega. Per fortuna c’è anche chi chiede maestri di scuola e assistenti sociali. Un altro modo c’è.
Una bambinata, proporre un punto di raccolta cattivi come exemplum vitae ma il trend è quello vigente.
Oggi sono stati dispiegati 400 uomini tra polizia, carabinieri e guardia di finanza per sequestrare 40mila euro e altri ne seguiranno. Questa è la via?
MICHELA MURGIA
MICHELA MURGIA
R.I.P.
MICHELA MURGIA
RIP
Ilaria Capua asseriva che la pandemia sia un acceleratore di consapevolezze.
Un primo effetto sul piano morale è che ha svelato il senso della vita.
La fine del mondo di Ernesto De Martino ha minacciato in più occasioni di realizzarsi, oggi via nucleare domani causa il cambiamento climatico.
Come il medico non riuscirà mai a guarire la morte, difficilmente riusciremo a fermare la guerra. Perché la guerra è la morte per definizione: miseria, distruzione, incendi. E non c’è rimedio.
Incendi. Il pianeta è in forte crisi non solo per quello che è costretto a subire ma anche per quello che volontariamente crea. Ci sono i video che dimostrano piromani (classico dell’impotente).
La specie umana riuscirà a far fronte a tutto ciò?
Michela Murgia a 51 anni muore per metastasi di un carcinoma renale di cui nel maggio 2023 rivelò ad Aldo Cazzullo, in un'intervista per il Corriere della Sera, di essere affetta metastasi “già nei polmoni, nelle ossa, e al cervello”. È riuscita a dare al mondo intero un esempio di dignità davanti a quello che è la fine del mondo, la morte.
Per caduta, anche il significato del tempo tempo ha acquisito un valore finalmente più netto e vero.
Il tempo e la morte.
Ma tutto è relativo: no masc si masc, sembra ieri. Un’adolescenza è riuscita, in bolo, ad assistere a una malattia globale, alla guerra e ai fascisti al potere.
Per digerire 4 anni così non so se c’è medicina.
Ma tante cure: il fatalismo, la religione, i luoghi comuni, sempre ben frequentati.
Io razionalizzo: la concomitanza di tanti fattori ha permesso che ciò si potesse realizzare: l’usura del pianeta che, dati alla mano, è sì dovuta alle decine di eruzioni subacquee e non ma anche l’uomo ci ha messo del suo; l’ambiente idrogeologico scolpito da terremoti ed esondazioni; l’uomo però, nonostante i progressi e le esperienze, diciamo, degli ultimi 4000 anni o non ha capito niente dei moti naturali del pianeta o, pur sapendolo, non è riuscito a provvedere ai disastri.
In compenso abbiamo scoperto come combattere alcune malattie. Ma non la guerra.
Quello che è venuta a mancare, nell’emergenza, è un’etica civica che evitasse le repressioni tout court.
BLACK LIVES MATTER è uno slogan che mi fa rabbrividire, come tutte le discriminazioni, violente e no, di cui ogni via di comunicazione ci tiene a parte.
Il movimento LGBT ha, nella lotta per i diritti civili il ruolo della fanteria d’arresto: se ne passano per le armi più di un numero limite che sdegni anche la più bigotta delle indignate, allora i diritti si è sicuri che siano calpestati. E comincia lo dcandalo
Financo il Santo Padre ha parole di inclusione per gli omosessuali. Ma in molti paesi è considerato reato grave o blasfemia. La corda o la lama.
L’Italia non ammette assembramenti con più di 50 persone ma anela a uno scontro di classe: ricchi contro poveri: una visione pre-Rivoluzione francese, che si affermò sul ben noto motto liberté, égalité, fraternité che dal 1875 accompagna la bandiera.
Morale, questi ultimi 4 anni ci hanno reso consapevoli della morte, del tempo e dei diritti umani e del lavoro e della povertà e delle rispettive priorità.
Niente sarà più come prima
Mi sa che ‘stavolta ci hanno azzeccato.
Metti in risalto
Di qualunque cosa si tratti, il modo in cui racconti la tua storia online può fare la differenza.
LA NORMALIZZAZIONE
E mentre in Ucraina continuano i bombardamenti e le bombe cadono dal cielo (com’uva a la vendemmia direbbe il poeta) di malattie, di virus si parla al martedì. Il mondo si è vaccinato (o no, ma stavolta fa lo stesso) e i dipartimenti di emergenza degli ospedali accolgono la normale amministrazione: infarti, cadute dal motorino, fratture e ferite accidentali.
Preme tirare il fiato e fare il punto.
Nel gennaio 2020, inizia la diffusione in Italia, e da qui in tutto il pianeta, del virus SARS-CoV-2, confidenzialmente COVID, la polmonite causata dal virus.
L’11 marzo 2020 l’epidemia si diffonde e l’OMS dichiara ufficialmente lo stato di pandemia; le nostre preoccupazioni principali diventano così le mascherine, il green pass, il futuro prossimo venturo e quando arriverà il vaccino.
Tutto il 2020 e il 2021 vedranno contrapposti i due neo-blocchi: NOVAX e SIVAX, con tesi il cui respiro è il più vario, ma senz’altro agguerritissimi, con risvolti talora patetici, talora violenti.
Poi, il 24 febbraio 2022 rompe questa letale monotonia, un’altra letalità: la guerra. La Russia invade l’Ucraina e la miseria e la distruzione prendono il posto dei report dalle corsie degli ospedali e dalle rianimazioni, tristemente trasmesse in mondovisione.
Si formano così, con la velocità di un cartone animato, due schieramenti: i pacifici e i pacifisti, ma si cade nella crisi energetica e alimentare. Già. La Russia e l’Ucraina non solo sfamano mezzo mondo ma provvedono anche al fabbisogno energetico di gran parte del pianeta.
Il mondo, fiaccato dai provvedimenti presi con urgenza per far fronte all’emergenza sanitaria, deve anche far fronte anche a quella economica: l’inflazione che sale (perché tutto costa un po’ di più) e i salari che scendono, quando non ci sono proprio, e il clima generale ne risente.
È la crisi, con cui tutti i governi si devono cimentare.
La Francia tenta una soluzione di forza per far passare la riforma del sistema pensionistico (20.3.2023). Questo fa una cattiva impressione alla cittadinanza che, preconizzando un cambio radicale delle esistenze, contesta con violenza l’azione del governo: questo non è riuscito a giustificare quindi a comunicare ai cittadini, la necessità di andare in pensione un po’ più tardi per salvare i conti dello Stato e la reazione non si è fatta attendere.
Dal nord-Africa, poi, partono sempre più migranti le cui fila si sono vieppiù ingrossate da quando il terremoto ha colpito Siria e Turchia il 6 febbraio 2023, una catastrofe epocale perché oltre a causare 50 mila morti (stima OMS), ha determinato la formazione di una nuova faglia, come ben illustrato dalle prime fotografie della catastrofe.
Al 27 marzo 2023, solo il Papa ne fa cenno all’Angelus e ricorda la Turchia e la Siria. La stampa tace se non per informarci, via ANSA, che le scosse che si sono succedute dal 6 febbraio 2023 sono state più di 9000.
L’ONU ha stimato 100 miliardi di danni e mi chiedo quanto vale un villaggio raso al suolo e i 30 mila abitanti morti, feriti o malati per colera o altre epidemie d’occasione.
È stato grazie alla memoria che, in massa e in automatico, ha consentito che l’uomo si adattasse e riuscisse a superare le batoste che la vita ha imposto. Ecco che così, ogni sventura è stata assorbita e superata da un’altra rovina, di natura più complessa e più articolata soluzione.
Dall’11 marzo 2020 al 6 febbraio 2023, come un sol uomo abbiamo fatto fronte a eventi che hanno declinato la morte in tutte le sue accezioni ma che non sono stati capaci di indebolirci psicologicamente.
Certo, c’è chi aspetta l’ecatombe finale per i vaccini avvelenati, non sazio di quello che è accaduto finora; chi teme (anela?) un finale nucleare, ignaro delle strategie militari correnti; chi è in ostaggio delle fole complottiste che vedono il mondo gestito dall’AD di una casa farmaceutica o da una genìa di pervertiti con la bulimia del denaro.
E anche stavolta siamo riusciti a manipolare la memoria pro domo nostra creando una realtà separata che ci ha consentito di tollerare i 1050 morti per COVID del mese scorso, le 824 vittime al giorno nelle ultime due settimane in Ucraina (fonte difesa Britannica); il terremoto in Siria e in Turchia che non si arresta, con scosse pluriquotidiane di grado 4,6 4,8.
E la vita continua, in Nigeria come in Ucraina…
e in Turchia…
NUCLEARE? NO GRAZIE!
NO NUKES!
E come per magia, ecco che torniamo adolescenti: l’idea romantica di un mondo libero da danni per la salute e per l’ambiente e senza le minacce belliche di qualche sconsiderato, però, va ripensata.
Il conflitto tra i due blocchi, avente come teatro l’Ucraina, ha senz’altro causato un disastro ambientale, oltre alle conseguenze dirette della guerra: basti pensare solo alle tonnellate di bossoli di proiettili di ogni foggia e dimensione sparse per un paese a vocazione agricola per farsi un’idea del ‘fermo’ produttivo che sta seguendo passo passo il conflitto. Da cui il conseguente calo nelle forniture di cui faranno le spese i paesi meno competitivi del pianeta; del resto neanche l’Ucraina è uno splendore, stando a quanto è ben documentato da più parti. Un conflitto a spese dei più poveri.
Insomma, storie di ordinaria guerra.
Da più parti si propongono meeting improbabili con mediatori cresciuti e pasciuti per l’occasione.
Il movimento pacifista dà una forte prova di sé con una manifestazione a Roma da 100mila persone ‘senza bandiere: LA PACE NON RUSSA titola oggi il Manifesto. La riuscita manifestazione lo testimonia: e chi non ama la pace? È il momento di rivedere le proprie posizioni e analisi a riguardo.
Che tipo di patologia sociale è questa e qual è la risposta adeguata?
Intanto siamo in mezzo al conflitto e Milano è a un giorno e mezzo di auto da Rostov nel Dombass. Trilussa scriveva:
Ché quer covo d'assassini che c'insanguina la terra
sa benone che la guerra è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse pe' li ladri de le Borse.
Una visione popolare ma assai vicina al reale: le conseguenze dei blocchi a corrente alternata dei flussi di grano e dei fertilizzanti ha significato grande volatilità dei prezzi e c’è chi ci ha speculato: per il petrolio come per il grano come per l’artiglieria, leggera e pesante, clandestina e non.
Dalla Russia milioni di persone fuggono verso la Turchia, i paesi Baltici e altrove piuttosto che andare a morire in Ucraina. La diserzione che si possono permettere. A questo il Cremlino ha risposto con l’invio al fronte di migliaia di detenuti “non per reati gravi”: oltre a essere vietato da tutte le convenzioni, da Ginevra in poi, è l’anticamera della disfatta in quanto sono persone a digiuno di preparazione militare, la fanteria d’arresto in Italia prima della caduta del muro di Berlino (1989). Se poi l’intento è quello di condannare a morte i dissidenti detenuti, chi vivrà vedrà.
In Ucraina invece, il mondo ha visto l’organizzazione di un’inattesa resistenza all’invasione russa, fatta di bottiglie incendiarie ed estemporanei eserciti paramilitari. L’occidente non può abiurare le libertà e i diritti a fatica conquistati e permettere a chiunque di schiacciare un altro territorio, perciò concorre a contrastare l’invasione con soldi e armi.
Oggi, 5 novembre, non c’è un reale vantaggio militare dell’una fazione sull’altra; l’ipotesi di una soluzione nucleare è diventata un pour parler mentre continuano i bombardamenti ‘convenzionali’ a tappeto e contro infrastrutture civili. Il crimine di guerra è diventato un luogo comune per edulcorare la narrazione di una guerra esecrabile in sé. L’arma nucleare è efficace se non viene usata, afferma il generale delle forze armate americane in Europa e questo è rassicurante.
Sono nate così nuove forme di guerra non guerreggiata. O meglio, hanno acquisito un respiro più ampio, come le sanzioni economiche, che hanno ferito un po’ tutti ma che non hanno causato danni cruenti a persone o cose. Il cyberterrorismo, prospero in Iran, come dimostrato in un recente documentario TV, si è maggiormente sviluppato nei paesi che, a causa delle sanzioni, non hanno avuto accesso alle più recenti tecnologie militari. Quindi i paesi che hanno potuto farlo, si sono industriati sfruttando il web.
Il cibo e l’energia sono stati scoperti essenziali per tutti i popoli del mondo (oibò!): i bisogni primari, se non soddisfatti, si sono rivelati forieri di instabilità sociale che trova l’approdo naturale in regimi autoritari, più o meno eletti. La Turchia donerà ai paesi africani il grano di cui hanno bisogno: dono peloso in quanto si dice che ci sia ‘in cambio’ le royalties per lo sfruttamento di territori vergini o quasi, che si suppongono ricchissimi.
L’energia ha innescato – in Italia ma penso in tutto il mondo occidentale - la caccia a nuovi fornitori e a un rinnovato stimolo alla ricerca di fonti rinnovabili. Sole ed eolico sono le più note, ma ci sono i rifiuti e la plastica che si potrebbero riciclare. E un no diventa un ni e col tempo, un sì. Si spera. Motivi ideologici o legati a una o l’altra fazione politica si ammorbidiranno e ognuno verrà accontentato.
Interessante è la reazione sociale alla crisi: in TV passano i mille modi di risparmiare gas ed elettricità e in casa è lo stesso. La parsimonia, desueto termine fino a poco tempo fa, torna di moda.
L’Occidente sprecone ha capito la lezione. Può bastare.
La pandemia di COVID è passata in secondo piano, ora che ci sono i vaccini e le cure per chi non crede alle vaccinazioni.
La morte è diventata una questione politica: in Russia, chi svela i segreti della guerra in Ucraina (anzi, basta solo dire guerra) può finire in Siberia per 15 anni. Chi prende il COVID muore, anzi, non si sa.
Si sa invece di un nuovo virus, il Khosta-2, isolato in Russia, simile a quello che causa il COVID ma resistente ai vaccini finora prodotti.
Rien ne va plus.
PANDEMIA E GUERRA
La concatenazione pandemia-guerra ha posto l’umanità di fronte a cambiamenti psicologici necessari ed esiziali: soccombere o morire.
Chi ha letto il libro di J. Diamond Armi, acciaio e malattie, ritrova il paradigma sostenuto nel libro, nelle cronache degli ultimi 3 anni.
Dalla guerra russo-ucraina che adesso ha superato i 100 giorni, stiamo assistendo agli effetti di una bomba ben più potente di qualsiasi ordigno nucleare finora studiato: la fame controllata. Controllata da milioni di tonnellate di grano tenute in ostaggio dalla Russia di Putin che le somministra a paesi amici e le nega agli altri. È di questi giorni l’incontro di Putin con il presidente dell’Unione africana, e la presa d’atto che il terzo mondo, ivi comprese ampie zone asiatiche, soffre per la guerra russo-ucraina. Nel frattempo, sono partite delle navi cariche di grano (rubato, a detta di Kiev) alla volta dell’Africa.
Ecco un modo non cruento per esercitare un’influenza su terre disagiate dal punto di vista socio-economico, cui inviare armi di seconda mano e cibo in scadenza, in cambio dello sfruttamento dei territori. Non solo con l’agricoltura. Questa bomba è poi a costo zero, poiché si tratta di un non-fare, quindi senza personale impegnato in chissacché.
La parola fa capolino in questa odiosa guerra euro-asiatica, seppur trasudante cinismo. Per un osservatore da salotto, come si ama dire, che differenza corre fra qualche migliaio o qualche milione di morti?
Forse l’estrazione sociale: milioni di morti per fame in Africa e migliaia in Ucraina, sotto le bombe; straccioni VS agiati. Nessuna differenza. Eppure, in Italia, si parla di reddito minimo e di politiche per la famiglia. La differenza qui si sente.
Tornando alla pandemia, l’Occidente ha dato gran prova di sé sia nello studio del coronavirus avviando la rolling review proprio con lo Sputnik e che permise di studiare i vaccini più promettenti nella fase critica della pandemia, validandone quattro, due a mRNA e due a vettore virale. Lo Sputnik non fu abbastanza efficace. E fu il primo a essere testato con questo innovativo metodo.
Questo suffraga la mia ipotesi che una subitanea esclusione dal gotha scientifico internazionale dei virologi e infettivologi del pianeta: io penso, come ho detto sopra che proprio questa débâcle sia stata l’innesco di una reazione fuori luogo di un uomo abituato a vincere, in un modo o nell’altro.
Come un vaccino efficace è l’arma usata da chi lo detiene per far muovere l’economia, così uno inefficace potrebbe aver innescato quella reazione paranoide propria delle autarchie, da cui la guerra.
Non si può negare l’esistenza di due blocchi, uno democratico e uno autarchico e soprattutto non si può negare il diritto di una nazione sovrana di non essere invasa. Da chicchessia.
IL CIBO ARMATO
Ci si abitua a tutto è il commento più frequente che si sente dire da chi sta vivendo in prima persona la tragedia dell’improvvisa povertà e della costrizione a vivere in angusti spazi comuni come scantinati o metropolitane. Ed è anche l’ovvia constatazione di ogni bravo commentatore di immagini. Non si spiegherebbe altrimenti la longevità della nostra specie; e fu tale l’adattamento in tempo di guerra, che l’essere ‘umano’ riuscì a trasformare una derrata alimentare, stoccata in milioni di tonnellate e destinata a milioni di persone in Africa e nel mondo, in uno strumento di ricatto ai paesi che sostengono l’Ucraina: “via le sanzioni o il grano resta là”.
Dietro questa all’apparenza cinica e irresponsabile proposta, ci sono decenni di tattica paramilitare appresa nel KGB insieme a un‘indifferenza ‘militante’ per le vite umane che patiscano la fame o…
La fame. Sono cresciuto con l’immagine dei bambini del Biafra, simbolo della miseria e della carestia per cui financo gli idoli dello spettacolo di allora si producevano in un evento musicale in favore di una regione all’epoca messa alle corde da alluvioni fuori misura: il Bangla desh.
Tornando a noi, il cibo è diventato uno strumento di guerra e anche di terrorismo ‘puro’, quando è l’esca usata dalle truppe russe per ‘stanare’ i civili dai rifugi sotterranei per poi falciarli con le mitragliatrici, considerando queste delle provocazioni. Bella roba.
Insomma, il cibo è tornato a essere uno strumento bellico, come una catapulta o una granata: cibo armato, secondo la centrata definizione di Francesca Mannocchi, reporter in Ucraina e, in passato, in altri contesti difficili in Africa e in medio oriente. Inn questa profonda intervista affronta anche il tema del tempo e delle situazioni in cui questo è rimesso in discussione: la malattia, la guerra.
Alla nascita riceviamo un bonus tempo e la possibilità di gestirlo secondo quanto le nostre possibilità e la lotteria della natura ci consentono.
“Non sono malata. Ho una malattia” dice lei affetta da SLA, contrapponendosi, nei fatti, a quanto narrava Thomas Mann nel suo romanzo La montagna incantata, nella quale diceva Il malato è un malato, ha la natura e la modificata maniera di sentire dei malati.
È quindi da indagare cosa muoveva Susan Sontag e Tiziano Terzani, indubbiamente entrambi gravi malati cronici, nelle loro narrazioni e nelle loro peripezie esistenziali, in Himalaya Terzani e in Afghanistan la Sontag, ma soprattutto che cosa vedevano e cosa cercavano.
La guerra come patologia delle relazioni è un interessante spunto interpretativo sia per lo psicologo sia per chi studia la geografia politica.
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Dopo una telefonata con Macron e Scholz il 28 maggio l’autocrate russo si dichiara disposto ad aprire alle esportazioni di grano e alle negoziazioni con Kiev addossando la responsabilità della crisi alimentare mondiale alle sanzioni dell’occidente e le difficoltà nelle negoziazioni alla reticenza di Kiev.
Da opaco fasotutomì qual è, ecco che la faccia se l’è salvata da solo. Opacamente.
88 esimo GIORNO DI GUERRA
Mariupol com’era e com’è adesso
88 esimo GIORNO DI GUERRA
Pazzo criminale, macellaio, …
Questi sono i titoli più comuni che si sentono da più parti rivolti all’autocrate russo, rivoltigli dalle platee più disparate: dall’uomo della strada al capo di stato russo. Si chiede a gran voce una perizia stragiudiziale per il capo di Stato più subdolo e crudele del momento.
E perizia fu.
Sulla rivista online Eurasia sito il 17 Febbraio 2012 a firma Vismara Luca Francesco, comparve l’esegesi di una nuova scuola americana di analisi della politica internazionale, la Neuropolitica, che si proponeva di mettere in relazione il quadro psicologico del decisore con le esigenze geopolitiche, economiche, politiche del momento.
Lo studio sul processo decisionale, quale branca della più generale disciplina analizzante la politica estera è il metodo con cui, studiosi delle scienze politiche hanno messo in relazione l’agito del decisore politico e le sue decisioni con le scoperte delle discipline che studiano il funzionamento del cervello umano ricomprese nella grande famiglia delle Neuroscienze.
Questo ci solleva dall’insulto gratuito e ci pone nella comoda posizione di quelli che avevano ragione. Ma non è così consequenziale la cosa. Vediamo.
Dopo premesse logiche e fattuali (l’appoggio della Russia alla Siria) l’articolo conclude affermando che L’approccio ‘neuropolitico’ alle questioni internazionali, tenuto conto dei limiti che questa teoria ha cioè di non consentire di soprassedere alla geopolitica ‘classica’, alle considerazioni e alle informazioni che da essa derivano, e che le ragioni della geopolitica rimangono quelle che meglio interpretano la complessa natura dell’ambiente politico internazionale.
Questa scuola americana studia la figura del decision-maker identificandola come quella di uomo, dotato di una propria personalità, propri interessi e limitato cognitivamente poiché non dotato di una razionalità atta a permettergli di accedere in toto ad un bagaglio informativo tale da essere soppesato in ogni sua variabile decisionale in gioco: gli errori di percezione o mis-perceptions possono rendere miope la visione del quadro politico di riferimento.
Il decision-maker di questa guerra russo-ucraina 2022 corrisponde a questa descrizione? Secondo Lucio Caracciolo, e non solo, sì.
La scuola americana di nuova generazione ci direbbe che partendo dalla analisi delle diverse tipologie di leadership è possibile comprendere come i decisori formuleranno la propria decisione.
Tuttavia, l’analisi neuropolitica non convince: nell’articolo si cita l’invasione dell’Iraq da parte di Bush figlio nel 2003, un errore di mis-perception decisionale, fu infatti guidata da un sentimento di vendetta che compromise il calcolo razionale-decisionale.
La neuropolitica è quindi una nuova concezione della politica internazionale che nella sua analisi parte dal livello individualistico–umano, ne studia il leader in quanto connotato da credenze, percezioni, personalità ed emozioni proprie, risalendo infine verso il livello sistemico descrittivo di riferimento.
Quindi, le osservazioni che possono finora arrivare da questa scuola che vedeva le sue albe più di dieci anni fa, possono riguardare le scelte fatte giorno per giorno da un leader esposto a stimoli dati, come descritto anche sperimentalmente.
“Il processo decisionale neuroscientifico non è in grado di spiegare la realtà internazionale; sembra piuttosto in grado di fornire riflessioni interessanti che vanno via via contro-analizzate e soppesate riconducendole nell’alveo (se possibile) della geopolitica stessa.”
A oggi, il mondo (tranne Zelensky) è preoccupato di non umiliare Putin; atteggiamento di chiara marca psichiatrica, come del resto, l’intera vicenda russo-ucraina 2022.
La richiesta di Finlandia e Svezia di entrare nella NATO è naturale è comprensibile, ma sposterà in quell’area gli interessi geopolitici europei e non solo. Cos’accadrà?
L’immagine della Russia era assolutamente solida, forte dell’export di energetici e grano che le conferivano anche un certo peso economico. Adesso il mondo intero non ammetterà più queste azioni di espansionismo brutale e isolerà l’autocrate di turno.
Washington, l’eminenza non troppo occulta di questo orrendo spettacolo, è riuscita a emendare 80 anni di crimini di guerra schierandosi con il più debole contro l’antagonista storico, la Russia.
E ora, salviamogli la faccia. Un’impresa anche per il più scafato dei terapisti, ma non tutto è perduto. I danni di guerra: miliardi di dollari di cui in parte si è fatta carico l’UE. Conte a Biden ha proposto un piano Marshall, che si pensa durerà anni, considerando i milioni di sfollati che non vedono l’ora di tornare a casa, ancorché distrutta. Milioni di poveri da assistere e a cui dare un futuro.
Altre pensioni.
È bello sentir parlare di ‘futuro’ a due giovani mogli di militari resistenti nell’acciaieria di Mariupol, inermi sotto bombardamenti anche illegali.
Putin considera nazisti gli occidentali. Pensa in grande.
Putin non è stato preso in considerazione quando invadeva la Georgia o bombardava la Siria. Cos’è successo adesso?
Ha rotto il Patto Atlantico che all’articolo 1 recita:
Le parti si impegnano, come stabilito nello Statuto delle Nazioni Unite, a comporre con mezzi pacifici qualsiasi controversia internazionale in cui potrebbero essere coinvolte, in modo che la pace e la sicurezza internazionali e la giustizia non vengano messe in pericolo, e ad astenersi nei loro rapporti internazionali dal ricorrere alla minaccia o all'uso della forza assolutamente incompatibile con gli scopi delle Nazioni Unite.
La Russia non ha mai aderito a quel patto e neanche l’Ucraina; hanno aderito paesi ex-patto di Varsavia, come la Romania la Polonia che sono confinanti. E adesso anche la Finlandia e la Svezia. La paura del pazzo si diffonde.
In TV, prese di posizione di chi si fa un baffo degli ucraini morti per la libertà del loro paese e li confina nel ruolo di marionette USA, fanno il paio con chi intravede la pietà dell’uomo solo nei corpi straziati da soldati che non dovevano esser lì.
Ma come tutte le cose anche la guerra finisce: bilancio in netto svantaggio per la Russia, che perde oltre all’Ucraina, anche paesi ‘non ostili’ come la Svezia e la Finlandia oltre a guadagnarsi il titolo di paese più isolato del mondo. Non sarà immediata l’allocazione di milioni di metri cubi di gas e altrettanti milioni di barili di petrolio a un mondo schierato ormai contro i metodi militari per risolvere questioni che, nel 3° millennio, vanno risolte con i metodi della diplomazia.
Un illuminante libro della mia adolescenza, spiega come la diffusione di Armi acciaio e malattie abbiano forgiato il mondo con l’adattamento o lo sterminio.
Non sono stato sterminato e grazie a un’arma mi sono adattato a una malattia.
E gli altri?
Muoiono. O per la pandemia o per la guerra (che continua imperterrita nel Donbass).
In Africa aspettano. Il 20 milioni di tonnellate di grano russo bloccato nei porti di Odessa, forse verrà sbloccato e forse potrà essere venduto. A chi? Chi paga?
Miliardi in armi e in liquidità sono stati stanziati per creare nuovi poveri e per assisterli: la guerra provoca miseria e devastazione, come se non bastassero quelle che già abbiamo. Quello che non mi convince è il passaggio forzoso dalla guerra per arrivare al piatto di minestra e al vestito di risulta. Un rituale che passi attraverso il virus e il fucile, sembrerebbe.
Del resto, quando avevo dolore scrivevo Della vita fa parte il dolore. Come la gioia o le altre sensazioni che viviamo per come lo abbiamo appreso in famiglia.
L’umanità moderna riesce a far fronte a una malattia invisibile che colpisce a caso ma deve ricorrere alla violenza per tentare di risolvere questioni geopolitiche mai chiarite.
Il fucile c’è sempre.
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POST war
Di asfissia in asfissia, insieme alla pandemia, sul viale del tramonto ormai, ecco che ci troviamo come belligeranti, nella prima guerra dopo 77 anni di pace, in Europa. Il virus non è più l’emergenza anche se ieri 11 aprile, ci sono stati 163 morti per/con il virus.
Eravamo rimasti alla Quarta ondata, da me enfatizzata nei miei post, prima che pastoie amministrative legate al rilascio della mia carta di credito, clonata per l’occasione, interrompessero le mie pubbliche considerazioni. Ora non seguiamo più le prodezze del virus (in termini di varianti); seguiamo invece le prodezze delle truppe russe.
GESTIONE DELLA PANDEMIA E REAZIONE PSICOLOGICA ALLA DEBACLE DA INADEGUATEZZA NEL SUO MANAGEMENT
Il tema della morte, che colpisce tutti random nella pandemia, ha posto tutti di fronte a questa realtà quanto mai distante dalla esistenza della maggior parte degli esseri viventi. L’affrontare questa domanda di salute fisica ha generato, in chi non ha risolto psicologicamente questo problema planetario, una rabbia da impotenza. Così, i governi che non hanno saputo-voluto-potuto contrastare l’epidemia del virus, hanno reagito a ciò con quanto le proprie risorse consentivano loro.
Così, paesi naturalmente votati a una gestione verticistica del potere, hanno delegato l’idealizzazione dell’epidemia non risolta a una personalità d’autorità che l’ha interpretata secondo un sistema di credenze a tema persecutorio, avente come oggetto chi ha risolto il problema con metodo e ha tratto vantaggio dall’emergenza sia in termini psicologici sia di evoluzione tecnologica sia economica.
La reazione primitiva russa della guerra per il territorio, ci ha fatto fare un tuffo nel passato. Remoto. L’impero Ottomano era temuto, in Europa, tanto quanto la Russia del XXI secolo, che decide di aggredire lo stato confinante, reo di sottrarsi all’ingerenza del grande Orso. Questa è una guerra tra una potenza che forse per ritegno, come proposto dal generale Graziano, non ha dispiegato tutta la sua potenza e ha trovato un’inattesa resistenza da parte delle popolazioni di tutti i territori. Cose che hanno lasciato il mondo a bocca aperta. Ma che cosa ha spinto Putin, persona la cui intelligenza non è messa in dubbio da alcuno, a mettere in discussione i principi fondamentali del diritto internazionale, dopo aver creato uno Stato ammesso in tutte le tribune nel mondo? Compiendo poi un errore strategico inammissibile, ammesso e non concesso che una siffatta invasione possa essere commentata dal punto di vista militare: il non aver organizzato per tempo la gestione dei territori occupati. Né, d’altronde, potrebbe pensare di controllare un territorio vasto due volte l’Italia.
Comunque si concluda questa guerra, la vittoria politica sarà dell’Ucraina, poiché ha coagulato quasi tutto il mondo in suo favore spingendolo a contribuire con armi, soldi e aiuti di ogni tipo, richiesti espressamente da un popolo sovrano che si difende da un attacco militare.
Questa non-strategia fa pensare a un primitivo tentativo di risolvere con le armi problemi di cassa o di territorio, tanto di moda nel medioevo in tutta Europa ma che oggi dimostra solo la mediocrità dell’autocrazia in attacco e la tenacia ed energia di un popolo nel resistere agli attacchi di un gigante ubriaco.
E di lutto in lutto, la vita continua.
La morte, per malattia o per violenza, rimane il tema che l’umanità deve affrontare. La morte per malattia infettiva rimane la più temibile in quanto inevitabile, nulla togliendo alla morte violenta in guerra che però offre una possibile via d’uscita per mano umana: armistizi o trattati sono parte integrante della storia, per quanto puntualmente violati.
La guerra del Peloponneso, nel V secolo a. C., la peste di Atene, forse tifoidea forse dovuta a molte altre cause ipotizzate, ebbe risvolti sociali di tipo anomico, per la caduta dei valori dovuta al perenne stato di morte imminente dovuta a cause non note. E scomparve, d’un tratto, il motivo fondante di qualsiasi esistenza: lo stare in vita. Quindi, non esistevano più norme o regole. Neanche questa e gli istinti più rappresentati furono stupri e omicidi. Anche oggi in Ucraina un’indisciplina brutale ha caratterizzato le truppe russe in azione: tradite dalla ventilata vittoria tra folle plaudenti o dal miraggio, per i militari di leva, di un’esercitazione di breve durata, hanno visto nell’opportunità di far bottino tra i civili indifesi: forse per vendetta contro gli eventi, insopportabilmente avversi, come se si dovesse rispondere a un giudice. dei destini. E allora via libera al più violento istinto: stupri e omicidi, come l’umano istinto prevede in questi casi. Ben oliato dall’alcol.
Ci si abitua alla morte. O forse si da un altro senso alla vita.
Morti di Oggi11aprile COVID 144
MIGRANTI 90
RESTO D’ITALIA ca. 55000 - mese febbraio 2022 (ISTAT)
UCRAINA …
10mila CIVILI MORTI PER I BOMBARDAMENTI A MARIUPOL
Grande cura ci si prende, con diverse motivazioni, dei sopravvissuti: donne, anziani o ucraini che si trovavano altrove, al momento dello scoppio della guerra per motivi di studio o di lavoro. Ciascuno di loro ha reagito diversamente all’inevitabile depressione che li ha colpiti, fatta salvo la guerra in sé e la distruzione dei beni, per non essere in patria a resistere.
Il territorio funziona come un organismo vivente e in questo caso ha trasformato un luogo dove vivevano, alcuni anche bene, molte etnie, religioni, lingue diverse. Forse troppe. Neanche Traiano, imperatore romano al tempo della sua massima grandezza, si spinse in Russia, limitando il suo dominio alle aree oggi contese: la Crimea, la costa del mar di Azov.
IL GRANDE RESET
Il Great Reset prevede una drastica riduzione della popolazione e il rafforzamento dei monopoli sui quali si regge ormai tutta l’economia Occidentale: i settori informatico, delle telecomunicazioni, bancario, dei media, farmaceutico, industriale, commerciale e dei servizi sono controllati da un gruppo ristretto di soggetti e quasi sempre partecipati dai medesimi fondi d’investimento (come Vanguard, BlackRock, State Street, Wellington).
Neanche in occasion così ferale la destra mondiale risparmiossi verbo: il grande reset. non si parla d’altro. Tutti sanno che prima o poi ci colpirà tra il capo e il collo. E ripartiremo. Con le inevitabili fortune finanziarie d’occasione e lo slancio di un trentenne. Con due trentesimi di anni in più. Per un 6enne un terzo della vita vissuta.
Il mondo giovanile è stato ferito dalla pandemia, in termini di frazioni di vita non vissuti.
O vissuti in modo diverso. Il lutto. La perdita. Le assenze.
Un bell’allenamento alla vita, non c’è che dire solo il prezzo è stato un po’ alto.
Eppure, questa è un’allocuzione frequente nella storia dell’umanità. La fine del mondo. Potremmo dire che è un luogo comune del genere umano e non solo, che svela il vero senso della vita: la fine. Accadrà a ognuno di esperire la fine del mondo, l’evento è narrato da tutte le culture, religioni, popoli.
Il diluvio universale, l’apocalisse, per citare quelli di origine biblica altro non sono che metarappresentazioni del destino comune.
Poi, c’è il grande reset, un meme dal successo garantito.
Fedele alla linea.
LA QUARTA ONDATA
LA QUARTA ONDATA
A questo punto, quando anche l’incidenza della malattia cala e la diffusione dell’infezione è ben gestita dal sistema sanitario (si crede) rinnovato nel personale e nelle dotazioni tecnologiche, irrompe, insieme all’influenza, la quarta ondata di contagi. I paesi del nord Europa, spinti da un’etica un po’ particolare, hanno riaperto gli esercizi. E la stanno pagando, al punto che la Germania esporta i malati di COVID in Italia. E si salda un antico conto. Con gli interessi.
La nuova variante omicron, arriva direttamente dal Sudafrica. Nome non seguente la naturale serie dell’alfabeto greco, ma di sicuro impatto, grande contagiosità e numerose variazioni geniche le prime caratteristiche osservate nei malati della nuova variante, sequenziate in un paese reduce da una battaglia tuttora in corso per la liberalizzazione dei brevetti. Che tradotto, significa investimenti per la formazione di personale specializzati, infrastrutture. apparecchiature idonee alla bisogna e relativo know-how. Contatti e contratti con le case di produzione delle materie prime. Che vanno trattate. Per ogni passaggio c’è un brevetto, che andrebbero liberati dai diritti.
O ‘offerti’ dai paesi ricchi.
Probabilmente è meno impegnativo mandare i vaccini già pronti. Basta aggiungere un’adeguata distribuzione che oggi si avvale di biciclette, motociclette, pedoni. Fin qui ci possiamo arrivare; fioriscono così termos da campeggio e auto improbabili: le risorse del luogo. Potenziate però.
Comunque si parla di povertà e questo è un evento insolito e l’occasione per mettere i paesi a basso reddito nelle agende americana ed europea.
Il vaccino si conferma quindi un’arma nelle disponibilità dei paesi ricchi che decidono sulle riaperture e sull’accensione delle attività produttive. Sul destino di una nazione.
DUE DIRITTI DUE MISURE
Un cerusico con l’imbuto in testa toglie la pietra del male assistito da una suora con un libro in testa e un frate che ha pronta in mano la boccetta con l’olio per l’estrema unzione
Si pone alla cronaca un dilemma che ha diviso e strumentalizzato il sentiment di molte persone; due diritti, entrambi tutelati dalla costituzione: il diritto al lavoro e il diritto alla salute, ivi compreso il diritto a non vaccinarsi. Quale considerare prioritario sull’altro?
Giovanni Buridano fu un filosofo francese del XIV secolo, cui è attribuito il celebre paradosso dell’asino che porta il suo nome e che altri filosofi, come ricorda Wikipedia, interpretarono considerando i parametri delle varie epoche.
Il paradosso considera un asino affamato e assetato equidistante tra due mucchi di fieno con, vicino a ognuno, un secchio d'acqua e che, non essendoci nulla che lo spinga ad andare da una parte piuttosto che dall'altra, resta fermo e muore.
Un asino, non un uomo. Soggetto a brame istintuali e non a scelte ragionate.
Qui, alla vigilia dell’obbligo della certificazione di non infettività per tutti i lavoratori, si pone una scelta analoga. Per un individuo fragile il dilemma non si pone nemmeno, ma per molti altri è come chiedere se vuol più bene a papà o alla mamma e si trova immerso, suo malgrado, in una situazione – appunto – paradossale.
Per un logico il problema si pone e si risolve, ma gli altri fanno riferimento alle leadership politiche. Silenti per l’occasione. Ma tant’è.
Strumentalizzazioni a parte, l’animo umano è stato sottoposto, per il COVID, a stress esistenziali non indifferenti: non sono pochi quelli che da due anni non percepiscono lo stipendio. D’altro, c’è chi vede la vaccinazione come il male assoluto o perché scatena ansie incontrollate o perché sanno di un piano di controllo sociale che porterà alla fine delle libertà acquisite.
Io penso che la libertà sia il contrario della malattia. Non l’opposto simmetrico ma nella sua espressione fattuale: c’è chi è vincolato da periodiche sedute di dialisi; chi dal numero di pastiglie di costosi medicinali; la salute mentale non contempla la mancanza di periodici controlli; non è semplice la vita di ultraottantenni, pur in buona salute. La vaccinazione è una tutela – a tempo – dalle conseguenze di UNA malattia infettiva. Poi ci sono le altre.
Mortali e non.
La pandemia è in via di estinzione, sua sponte o grazie ai vaccini. O perché sono morti tutti i fragili. O la maggior parte di essi.
A me piace pensare al rinascimento, il XV secolo, costruito dai figli di chi affrontò le epidemie di peste anche più volte nel XIV secolo, combattute con gli strumenti (e le truffe) dell’epoca, come l’attribuzione delle malattie a ‘pietre’ che andavano estratte a suon di scalpello L’esito era, ovviamente, fatale ma furono i pittori fiamminghi del XV secolo, la propaganda dell’epoca, quelli che li rappresentarono con esplicita ironia, ammonendo a non cedere alle lusinghe di improvvisati cerusici che, con pratiche pericolose, promettevano la salute.
Ora come allora si affina la visione razionale delle cose: social media del calibro di Facebook sono costretti a darsi un codice di tutela dell’utenza ma che trova come freno i guadagni stellari delle stesse: un post estremista attira di più l’attenzione di un gattino che mette in fuga un cane. Questo rappresenta la bulimia del profitto. Il veleno della democrazia.
La complessità può essere una risorsa, oltre che per i bulimici anche per la società morale, quella che ama confrontarsi con l’altro e non prevalere.
IL MOVIMENTO NOVAX E I MECCANISMI DI DIFESA
IL MOVIMENTO NO VAX E I MECCANISMI DI DIFESA
I meccanismi di difesa, tradizionalmente studiati in psicologia, sono dispositivi psicologici inconsci e consci volti a neutralizzare gli ‘attacchi’ all’Io di eventi, stressor di vario genere a forte valenza emotiva.
È il caso della pandemia in corso, che ha imposto il tema della morte per malattia, esperienza vissuta da tutti, a cui si è risposto con le più varie spontanee maniere, spesso usando modi antichi, rituali che sono stati assimilati a primitive simboliche manifestazioni collettive, ricche, di simbolismi anche archetipici (come la religio) e con lo stesso identico leitmotiv: la guarigione collettiva, la fine della pandemia.
L’analisi dei comportamenti di massa, quindi socialmente accettati, porta all’evidenziarsi di come si reagisce a una situazione di emergenza, non solo esistenziale ma di certo impatto psicologico.
Qui una chiara esposizione della dott.ssa Laura Pirotta sui meccanismi di difesa secondo Anna Freud, figlia di Sigmund il quale scrisse dei meccanismi di difesa individuando nella rimozione il primo e più noto meccanismo di difesa dell’inconscio. Oggi si ritiene che le forme individuate da Anna Freud e da chi ne scrisse in seguito convergano tutte nella rimozione.
Essendo un’esperienza comune sia la morte che i meccanismi di difesa, guardando il video ognuno potrà rilevare i tratti psicologici dominanti in questa esperienza di ogni manifestazione correlata ai vaccini, ai pass e tutto ciò che riguarda l’epidemia a diffusione pandemica, che rimane un’esperienza collettiva in ogni sua espressione. Compresa la parte novax o sivax che aleggia in ciascuno di noi.
Edward Jenner nel 1798 introduce il vaccino antivaiolo, il primo vaccino efficace mai sviluppato. Poco dopo, dai primi dell’ ‘800 si diffondono le idee anti-vaxxer in Gran Bretagna.
La popolazione mondiale ha reagito, con tono maggioritario, rispettando le tabelle di marcia imposte dalla vaccinazione di massa. E da un comportamento sociale (mascherine, assembramenti) adeguato. Questo accade nei paesi con disponibilità di vaccini in quantità adeguata.
Ho passato le vacanze in una regione in zona gialla domandandomi come il fatalismo storico dei siciliani si potesse spingere fino a quel punto: vengono sistematicamente snobbate le mascherine e gli assembramenti sono il quotidiano.
Un medico novax su tre è ancora in servizio.
L’influenza dei novax ‘duri e puri’ è, però, poco influente sulla campagna vaccinale: pesano gli anziani irraggiungibili e gli spaventati dagli effetti collaterali del vaccino. La morte, invece, non li spaventa e neanche il ricovero in reparti ‘estremi’.
In Cina non c’è l’obbligo e tutti vogliono evitare l’infezione: i giovani, più esposti al rischio di infettarsi e di infettare, sono i primi a essere vaccinati. Gli anziani stanno sempre chiusi in casa, quindi il rischio di diffusione del contagio è nullo.
Nei paesi scandinavi neppure: i tassi di vaccinazione ‘spontanea’ sono dell’ordine del 95%. Il senso di appartenenza a una comunità spinge nella direzione del bene collettivo.
In Italia si è scelta la strategia del green pass, cioè spingere verso la vaccinazione o un tampone recente per ottenere di vivere una vita pressoché normale.
È evidente che è un metodo per spingere i bizzosi e gli ansiosi a vaccinarsi ed è più efficace di un obbligo che genererebbe ostinazioni verso tutto ciò che non è vissuto come necessario e non è stato spiegato. Quest’ultima argomentazione è espressa, anche se con poca enfasi, da tutti i partiti, anche se con poca enfasi. E non a torto. Chi infatti ha un piano didattico pronto per le scuole medie di introduzione dell’immunologia? E con che qualifica? Chi sono gli immunologi disponibili a questo sul mercato? La memoria immunitaria è un evento conservativo o progressista? O tutt’e due?
L’unica via è, almeno, far sì che i tamponi siano accessibili a tuti a spese dello Stato. Qui tre sensati motivi per cui i tamponi non possono essere assimilati all’insulina, che va assunta quotidianamente e che viene pagata dalla collettività. Segue una dissertazione di maniera sui limiti dell’approccio individualistico e la sua tutela.
Che il senso del tempo si modifichi, in corso di malattia, è cosa nota. C’è però da osservare l’andamento virale degli accadimenti, quasi ci fosse stata un’infezione pragmatica.
Nel giro di un mese in Afghanistan si conclude l’intervento armato degli americani, con modi discutibili e senza alcuna strategia su come concludere l’occupazione il cui avvio data dal mese di maggio 2021. I Talebani, dopo aver conquistato militarmente tutte le province (11 giorni) entrano in Kabul il 15 agosto, insediandosi in tutte le sedi istituzionali e del potere, allontanando tutti i funzionari ‘collaborazionisti’. A due mesi dalla presa del potere potranno sopperire alle carenze dovute all’inverno e all’isolamento di fatto solo grazie ad aiuti internazionali, questa volta annunciati con apparente tempismo,
Così una generazione di afgani è nata e vissuta sperimentando lo stile di vita occidentale, la scuola la musica, lo sport accessibili, in più, anche alle donne. D’un tratto, cambia tutto: dai vestiti delle donne alle scuole; e non solo. La misoginia talebana impone che le donne non debbano più lavorare ma debbano stare in casa a fare figli e vestano il burka. Scuole rigorosamente divisa fra maschi e femmine. Il lavoro svolto da donne è sostituito da uomini
Il paese viene abbandonato a qualunque costo da chi teme rappresaglie per il lavoro svolto per gli occupanti occidentali e da chi vuole vivere una vita serena e senza violenza. Chi rimane, non ha le competenze per ‘mandare avanti’ il paese. In più sarà inverno e si paventa una carestia di generi alimentari che si va ad aggiungere alla pandemia di COVID.
Questo episodio è raccontato perché all’osservatore è palese che la malattia non riguarda solo un aspetto medico individuale ma si estende a più comparti della vita, su cui si pone l’accento in modo spesso grottesco (stelle di David e svastiche esibite fuori luogo), isteroide (convegni sportivi che vengono narrati come focolai infettivi e che poi si rivelano tali, con le scontate eccezioni), in modalità prevenire è meglio che curare (filosofi e docenti universitari che sentono la necessità di buttarsi nel tritacarne mediatico dei favorevoli e contrari. Speriamo che lo facciano per soldi).
Riappare il problema dei cambiamenti climatici, questa volta, però le notizie sono più fitte. E non disdegnano di citare i responsabili, professando le responsabilità personali ed esortando a prendere provvedimenti.
Tutto manifesta le rispettive criticità, dal clima alla democrazia alle differenze sociali: si fa un discorso sulla povertà. Dalle favelas la ormai consueta denuncia dei metodi della polizia, che ha mietuto più vittime del virus. Però c’è chi se ne sta occupando.
In TV ora si vede come i quartieri del disagio mondiale hanno affrontato la pandemia: a un certo punto ci sono, nel mondo, 3.5 miliardi di persone in lock down. Gran parte di questi, se non escono di casa muoiono. Ma se riescono a intercettare un aiuto, cambia. Un po’. Sennò, rifiuto della scienza, negazionismo e posizioni surreali la fanno da padroni.
Alla velocità della luce.
La pandemia ha cambiato molto.
LA ZONA BIANCA
La società in via di guarigione da un’epidemia si fa chiamare ‘zona bianca’.
I parametri che definiscono una zona bianca e le altre misure d’emergenziali li trovate qui. Le prescrizioni per contrastare la diffusione della variante ora più comune, la delta, restano in voga ma il focus si sposta sulla variante lambda. Dal punto di vista emotivo, si osserva un cambiamento più o meno in tutti gli ambiti, seguendo la narrazione dei cronisti più coinvolti.
Sia i politici sia i giornalisti sia lo showbiz in genere mostrano una maggior schiettezza, nella forma e nei contenuti non esibita né artata. Altre impressioni vengono dagli amici: no vax critici e neo-libertari si fanno avanti, scordando antiche ruggini ideologiche. Penso che un cambiamento c’è stato e in forma collettiva. È diffusa una maggior sensibilità a eventi luttuosi o che coinvolgano comunità. Le diverse categorie di lavoratori rivendicano i diritti di chi, nell’euforia generale, sono stati licenziati. E, sempre guardando i dati, la società tiene botta. Nuove professioni e figure professionali specializzate sono ricercate e assorbite dai settori industriali sopravvissuti alla pandemia. Qui il primo report 2021 della BCE spiega cosa è successo in Europa e in Italia dal punto di vista economico e finanziario e in relazione alla disponibilità di vaccini. Decine di miliardi di euro sono passati dai beni industriali, in crisi, a quelli più richiesti, comunicazioni, informatica, servizi.
Da settembre 2020 il PIL dell’area euro è sensibilmente aumentato.
Il tasso di inflazione invariato a -0,3 per cento a dicembre cela variazioni delle componenti principali: mentre l’inflazione dei beni energetici e dei servizi è aumentata, quella dei beni agroalimentari e di quelli industriali non energetici è diminuita.
Sempre il bollettino della BCE ci spiega che “Un minore ricorso a regimi di sostegno alla riduzione dell’orario di lavoro, alla luce della ripresa dell’attività economica, non solo ha sostenuto la crescita del reddito per occupato ma, attraverso minori sussidi, ha comportato anche una diminuzione del contributo negativo derivante dalle imposte indirette nette al deflatore del PIL
evabbè
Al tempo stesso, di riflesso “alla ripresa dell’attività economica, i margini di profitto sono aumentati rispetto al trimestre precedente, anche se il loro contributo è stato ancora negativo.”
E anche questo non è passato inosservato, Amazon su tutti.
Novità di rilievo, invece, è la definizione all'articolo 7 dell'area cd. "bianca" riferita a Regioni che si collocano in uno scenario di tipo 1 e con un livello di rischio basso, a causa del manifestarsi nel relativo territorio di una incidenza settimanale dei contagi, per tre settimane consecutive, inferiore a 50 casi ogni 100.000 abitanti, e nella quale viene a cessare l'applicazione delle misure di cui al Capo III del Decreto, relative alla sospensione o al divieto di esercizio delle attività previsti per le aree "gialle". In tali aree restano sospesi gli eventi che implichino assembramenti in spazi chiusi o all'aperto, comprese le manifestazioni fieristiche e i congressi, oltre che le attività presso sale da ballo o locali assimilati, all'aperto o al chiuso, e la partecipazione di pubblico agli eventi e alle competizioni sportive. Viene in proposito istituito un "tavolo permanente" presso il Ministero della salute, con i rappresentanti delle Regioni e Province autonome interessate, del Comitato tecnico-scientifico e dell'Istituto superiore di sanità, per monitorare gli effetti dell'allentamento delle misure e verificare la necessità di adottarne di più restrittive.
Quindi, la guarigione, sociale, ottenuta con una campagna vaccinale capillare, è regolamentata da progressive e caute riaperture. Si riapre ma “non entra nessuno” mi ha detto sconsolato il barista di riferimento. La gente ha paura che il virus ti infetti e ti soffochi.
Le stragi di incolpevoli cui tutti abbiamo assistito, non possono non aver segnato la visione della vita di ognuno: chi con la negazione, molti con la musica e il canto, altri col lavoro non più ‘solito’, chi facendo camici e mascherine per l’ospedale di zona: ogni luogo vive col proprio stato d’animo. Tutti hanno reagito. E si vede.
Questa stessa realtà si è vista, con beneficio di inventario, nelle carceri, luoghi segreti del mondo, dove avviene che le telecamere interne, rivelino un pestaggio indiscriminato di detenuti tossicomani e malati mentali, avvenuto un anno fa. Non indiscriminato; Roberto Saviano ci dice che i camorristi non li hanno toccati. E qualcuno tentò poi di produrre immagini fasulle. Pagheranno per questo più di 100 agenti (su 600, tra presenti e distaccati per servizio GOM) e alti funzionari fino al provveditore che firmarono per quel pestaggio. Ma chi sapeva che quel report era falso? Lo dirà il giudice. A oggi 100 tra agenti e funzionari sono stati rinviati a giudizio.
Per intanto, una rinfrescatina di statistica: incidenza e prevalenza spiegate agli studenti di veterinaria, che applicheranno (si spera e si augura in rare occasioni) questi strumenti nella loro professione. Ora i TG ci rassicurano sulla costante diminuzione dell’incidenza dei pazienti COVID, è questa la ‘guarigione’ sociale, con il suo cotê psicologico e tecnologico. In Italia è il momento del pragmatismo e di una certa responsabilizzazione: parole grosse che però ben si attagliano al momento.
Un accenno alla storia delle pandemie si può leggere sull’Huffington post nell’intervista al prof. Gilberto Corbellini, storico della medicina, che teme un’abiura alla libertà nel nome di un diffuso senso di ‘faccio un po’ come mi pare’ dovuto a una mancanza di senso civico. Cita la Svezia, dove non c’è l’obbligo vaccinale e il numero dei vaccinati è del 97%. Un altro pianeta.
(continua)
ZONA BIANCA
La società in via di guarigione da un’epidemia si fa chiamare ‘zona bianca’.
I parametri che definiscono una zona bianca e le altre misure d’emergenziali li trovate qui. Le prescrizioni per contrastare la diffusione della variante ora più comune, la delta, restano in voga ma il focus si sposta sulla variante lambda. Dal punto di vista emotivo, si osserva un cambiamento più o meno in tutti gli ambiti, seguendo la narrazione dei cronisti più coinvolti.
Sia i politici sia i giornalisti sia lo showbiz in genere mostrano una maggior schiettezza, nella forma e nei contenuti non esibita né artata. Altre impressioni vengono dagli amici: no vax critici e neo-libertari si fanno avanti, scordando antiche ruggini ideologiche. Penso che un cambiamento c’è stato e in forma collettiva. È diffusa una maggior sensibilità a eventi luttuosi o che coinvolgano comunità. Le diverse categorie di lavoratori rivendicano i diritti di chi, nell’euforia generale, sono stati licenziati. E, sempre guardando i dati, la società tiene botta. Nuove professioni e figure professionali specializzate sono ricercate e assorbite dai settori industriali sopravvissuti alla pandemia. Qui il primo report 2021 della BCE spiega cosa è successo in Europa e in Italia dal punto di vista economico e finanziario e in relazione alla disponibilità di vaccini. Decine di miliardi di euro sono passati dai beni industriali, in crisi, a quelli più richiesti, comunicazioni, informatica, servizi.
Da settembre 2020 il PIL dell’area euro è sensibilmente aumentato.
Il tasso di inflazione invariato a -0,3 per cento a dicembre cela variazioni delle componenti principali: mentre l’inflazione dei beni energetici e dei servizi è aumentata, quella dei beni agroalimentari e di quelli industriali non energetici è diminuita.
Sempre il bollettino della BCE ci spiega che “Un minore ricorso a regimi di sostegno alla riduzione dell’orario di lavoro, alla luce della ripresa dell’attività economica, non solo ha sostenuto la crescita del reddito per occupato ma, attraverso minori sussidi, ha comportato anche una diminuzione del contributo negativo derivante dalle imposte indirette nette al deflatore del PIL
evabbè
Al tempo stesso, di riflesso “alla ripresa dell’attività economica, i margini di profitto sono aumentati rispetto al trimestre precedente, anche se il loro contributo è stato ancora negativo.”
E anche questo non è passato inosservato, Amazon su tutti.
Novità di rilievo, invece, è la definizione all'articolo 7 dell'area cd. "bianca" riferita a Regioni che si collocano in uno scenario di tipo 1 e con un livello di rischio basso, a causa del manifestarsi nel relativo territorio di una incidenza settimanale dei contagi, per tre settimane consecutive, inferiore a 50 casi ogni 100.000 abitanti, e nella quale viene a cessare l'applicazione delle misure di cui al Capo III del Decreto, relative alla sospensione o al divieto di esercizio delle attività previsti per le aree "gialle". In tali aree restano sospesi gli eventi che implichino assembramenti in spazi chiusi o all'aperto, comprese le manifestazioni fieristiche e i congressi, oltre che le attività presso sale da ballo o locali assimilati, all'aperto o al chiuso, e la partecipazione di pubblico agli eventi e alle competizioni sportive. Viene in proposito istituito un "tavolo permanente" presso il Ministero della salute, con i rappresentanti delle Regioni e Province autonome interessate, del Comitato tecnico-scientifico e dell'Istituto superiore di sanità, per monitorare gli effetti dell'allentamento delle misure e verificare la necessità di adottarne di più restrittive.
Quindi, la guarigione, sociale, ottenuta con una campagna vaccinale capillare, è regolamentata da progressive e caute riaperture. Si riapre ma “non entra nessuno” mi ha detto sconsolato il barista di riferimento. La gente ha paura che il virus ti infetti e ti soffochi.
Le stragi di incolpevoli cui tutti abbiamo assistito, non possono non aver segnato la visione della vita di ognuno: chi con la negazione, molti con la musica e il canto, altri col lavoro non più ‘solito’, chi facendo camici e mascherine per l’ospedale di zona: ogni luogo vive col proprio stato d’animo. Tutti hanno reagito. E si vede.
Questa stessa realtà si è vista, con beneficio di inventario, nelle carceri, luoghi segreti del mondo, dove avviene che le telecamere interne, rivelino un pestaggio indiscriminato di detenuti tossicomani e malati mentali, avvenuto un anno fa. Non indiscriminato; Roberto Saviano ci dice che i camorristi non li hanno toccati. E qualcuno tentò poi di produrre immagini fasulle. Pagheranno per questo più di 100 agenti (su 600, tra presenti e distaccati per servizio GOM) e alti funzionari fino al provveditore che firmarono per quel pestaggio. Ma chi sapeva che quel report era falso? Lo dirà il giudice. A oggi 100 tra agenti e funzionari sono stati rinviati a giudizio.
Per intanto, una rinfrescatina di statistica: incidenza e prevalenza spiegate agli studenti di veterinaria, che applicheranno (si spera e si augura in rare occasioni) questi strumenti nella loro professione. Ora i TG ci rassicurano sulla costante diminuzione dell’incidenza dei pazienti COVID, è questa la ‘guarigione’ sociale, con il suo cotê psicologico e tecnologico. In Italia è il momento del pragmatismo e di una certa responsabilizzazione: parole grosse che però ben si attagliano al momento.
Un accenno alla storia delle pandemie si può leggere sull’Huffington post nell’intervista al prof. Gilberto Corbellini, storico della medicina, che teme un’abiura alla libertà nel nome di un diffuso senso di ‘faccio un po’ come mi pare’, dovuto a una mancanza di senso civico. Cita la Svezia, dove non vi è l’obbligo vaccinale e il 97% della popolazione è vaccinata. Un’altra farina.
(continua)
LA SALUTE TI ACCADE E NON LA SENTI, MENTRE LA MALATTIA TI ACCADE E LA SENTI
Questa frase esprime bene il pensiero degli antichi greci che vedevano l’uomo “misura di tutte le cose”. Questa concezione è moderna assai ed è stata ripresa da Georges Canguilhem, filosofo della scienza. ne Il normale e il patologico, centrale nel dibattito accademico ancor oggi.
Il patologico esiste, dice Canguilhem, solo quando è lamentato dal paziente, ponendosi così in antitesi rispetto ai ‘biomedici’ che studiano ogni cosa inseguendo il mitico post hoc ergo propter hoc e misurando ogni indice. L’approccio medico del V sec a.C. era di tipo olistico e faceva riferimento a fluidi corporei (bile, flegma) in eccesso o in difetto.
Tant’è. Oggi tutti hanno toccato con mano il mondo malato, abitudini perse, libertà condizionate, come se fossimo stati tutti malati.
E l’epidemia finisce, con una diversa sensazione di cosa siano salute e malattia. E morte. Capisci il limite cui rivolgere ogni tanto il pensiero quando intraprendi qualsiasi cosa. Le persone che segui e perché. I sogni acquistano una consapevolezza diversa. Acquista valore diverso la libertà, il vero contrario di malattia. Questa è stata tanto urlata e declamata, in virtù della strumentalizzazione politica per cui è stata usata, che alfine conferma l’osservazione di Sofocle. Per molti, tuttavia, non è così ovvio che uscire di casa d’inverno pur avendo la febbre e il raffreddore, sia una scelta un po’ azzardata. E hanno bisogno di sentirselo dire L’esame di realtà, evidentemente, cambia e questo appare in altri momenti del vivere, quando la morte è protagonista. Lo si è visto nelle dichiarazioni dei gestori della cabinovia schiantatasi per l’avidità di questi uom-ini che pensavano di condurre il trasporto delle persone risparmiando sulla sicurezza. Ma lo si è sentito nei ricordi e pensieri per la morte di Carla Fracci, accorati e sinceri. Rincuoranti.
L’EPICRISI
Alle dimissioni da un reparto ospedaliero il medico stila l’epicrisi, una scrittura che è riassunta nella lettera di dimissioni, che comprende le terapie e gli esami fatti e il decorso della malattia. Anche in questo caso, trattandosi di una malattia che ha colpito più persone, qualcuno deve averla fatta. Vediamo cosa è successo.
OMS e ISS hanno fallito nel loro ruolo di enti garanti della salute di tutti.
La stessa OMS, a scandali già avvenuti, ha commissionato a 13 ricercatori indipendenti uno studio epidemiologico e di gestione della crisi che non fa sconti a nessuno.
Secondo questo rapporto l’OMS, la Cina e tutti gli stati economicamente avanzati hanno aiutato la diffusione dell’epidemia e, non avendola prevista, anche alla crisi economica. Su editorialeildomani.it troviamo il commento di Francesco Zambon, il ricercatore dimissionario dall’OMS proprio per aver sti scritto per l’Oms il rapporto «Una sfida senza precedenti, la prima risposta dell’Italia al COVID» che indagava sulla risposta del nostro paese per contrastare il COVID-19 denunciando le carenze strutturali e organizzative del sistema sanitario.
“Il rapporto dà delle fantastiche randellate all’OMS. Sono felicissimo” dichiara Zambon “a partire dal titolo del report: “COVID-19: Make it the Last Pandemic”, che rispecchia perfettamente il messaggio del mio lavoro: le epidemie ci saranno sempre, sta a noi evitare se saranno catastrofiche o meno”.
Mentre le previsioni economiche per l'Italia prospettano una crescita del 4% del PIL già quest’anno, continuano le manifestazioni contro l’epidemia e per i sussidi. Si riapre al turismo, ma con cautela e il timore di un altro lockdown forse più degli avventori che degli esercenti. Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, classe 1949, usa in varie occasioni la parola immaginare. Termine residuale di altri tempi e di altri confronti con i poteri: di che tipo di immaginazione parla? Io ho trovato l’immaginazione sociologica, che ben si attaglia alla figura professionale e alla sua formazione: “l’immaginazione sociologica permette a chi la possiede di vedere e valutare il grande contesto dei fatti storici nei suoi riflessi sulla vita interiore e sul comportamento esteriore di tutta una serie di categorie umane. Gli permette di capire perché, nel caos dell’esperienza quotidiana, gli individui si formino un’idea falsa della loro posizione sociale. Gli offre la possibilità di districare, in questo caos, le grandi linee, l’ordito della società moderna, e di seguire su di esso la trama psicologica di tutta una gamma di uomini e di donne. Riconduce in tal modo il disagio personale dei singoli a turba-menti oggettivi della società e trasforma la pubblica indifferenza in interesse per i problemi pubblici” secondo la definizione del sociologo statunitense Charles Wright Mills, che studiò la struttura del potere negli Stati Uniti d'America, costituita da costituita dalla triade della élite economica, di quella politica e di quella militare.
All’annuncio segue la cronaca: si legge su tutti i giornali dell’aprile 2021 che Ranieri Guerra, direttore vicario dell'Oms ed ex dg della Prevenzione al ministero della Salute, è indagato dalla Procura di Bergamo per false informazioni ai pm sul piano pandemico. L'inchiesta riguarda la gestione del COVID a Bergamo nel corso della prima ondata. "Sono amareggiato e non ne capisco le ragioni", ha commentato Guerra.
Il sistema sanitario nazionale viene così giustificato per l’improvvisazione e l’evitabile strage di camici bianchi che si trovarono ad affrontare a mani nude un’epidemia che in meno di un anno avrebbe coinvolto tutto il pianeta. E oggi le USCA Unità Speciali di Continuità Assistenziale introdotte dal D.L. n. 14 del 9 marzo 2020 “al fine di consentire al medico di medicina generale o al pediatra di libera scelta o al medico di continuità assistenziale di garantire l’attività assistenziale ordinaria” con la specifica funzione di effettuare” la gestione domiciliare dei pazienti affetti da COVID19 che non necessitano di ricovero ospedaliero” cominciano ad essere create seguendo le indicazioni del decreto. Si fa notare per essere le prime a essere xu internet, il protocollo sella
E si chiude così il disastro della massima istituzione sanitaria del pianeta, creata per affrontare problemi sanitari in genere e, nello specifico, quelli cominciati 18 mesi fa ovunque nel mondo. Una pagina storta della nostra terra è stata scritta, con l’impegno, però, che, la prossima volta, andrà tutto bene.
E l’epidemia finisce, con una diversa sensazione di cosa siano salute e malattia. E morte. Capisci il limite cui rivolgere ogni tanto il pensiero quando intraprendi qualsiasi cosa. Le persone che segui e perché. I sogni acquistano una consapevolezza diversa. Acquista valore diverso la libertà, il vero contrario di malattia. Questa è stata tanto urlata e declamata, in virtù della strumentalizzazione politica per cui è stata usata, che alfine conferma l’osservazione di Sofocle. Per molti, tuttavia, non è così ovvio che uscire di casa d’inverno pur avendo la febbre e il raffreddore, sia una scelta un po’ azzardata. E hanno bisogno di sentirselo dire. L’esame di realtà, evidentemente, cambia e questo appare in altri momenti del vivere, quando la morte è protagonista. Lo si è visto nelle dichiarazioni dei gestori della cabinovia schiantatasi per l’avidità di questi uom-ini che pensavano di condurre il trasporto delle persone risparmiando sulla sicurezza. Ma lo si è sentito nei ricordi e pensieri per la morte di Carla Fracci, accorati e sinceri. Rincuoranti.
Le previsioni economiche per l'Italia prospettano una crescita del 4% del PIL già quest’anno, continuano le manifestazioni contro l’epidemia e per i sussidi. Si riapre al turismo, ma con cautela e il timore di un altro lockdown forse più degli avventori che degli esercenti.
Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, classe 1949, usa nelle sue esternazioni in varie occasioni la parola immaginare. Termine residuale di altri tempi e di altri confronti con i poteri: di che tipo di immaginazione parla? Io ho trovato l’immaginazione sociologica, che ben si attaglia alla figura professionale e alla sua formazione: “l’immaginazione sociologica permette a chi la possiede di vedere e valutare il grande contesto dei fatti storici nei suoi riflessi sulla vita interiore e sul comportamento esteriore di tutta una serie di categorie umane. Gli permette di capire perché, nel caos dell’esperienza quotidiana, gli individui si formino un’idea falsa della loro posizione sociale. Gli offre la possibilità di districare, in questo caos, le grandi linee, l’ordito della società moderna, e di seguire su di esso la trama psicologica di tutta una gamma di uomini e di donne. Riconduce in tal modo il disagio personale dei singoli a turba-menti oggettivi della società e trasforma la pubblica indifferenza in interesse per i problemi pubblici” secondo la definizione del sociologo statunitense Charles Wright Mills, che studiò la struttura del potere negli Stati Uniti d'America, costituita da costituita dalla triade della élite economica, di quella politica e di quella militare.
All’annuncio segue la cronaca: si legge su tutti i giornali dell’aprile 2021 che Ranieri Guerra, direttore vicario dell'OMS ed ex dg della Prevenzione al ministero della Salute, è indagato dalla Procura di Bergamo per false informazioni ai pm sul piano pandemico. L'inchiesta riguarda la gestione del COVID a Bergamo nel corso della prima ondata. "Sono amareggiato e non ne capisco le ragioni", ha commentato Guerra. L’accusa sostiene che al piano pandemico, visibile qui, non è corrisposta l’adeguata messa in atto di quanto dichiarato (un copia e incolla del piano qui pubblicato) a cominciare dalle scorte di camici e mascherine in magazzino in ogni struttura sanitaria.
Il sistema sanitario nazionale viene così giustificato per l’improvvisazione e l’evitabile strage di camici bianchi che si trovarono ad affrontare a mani nude un’epidemia che in meno di un anno avrebbe coinvolto tutto il pianeta. E oggi le USCA Unità Speciali di Continuità Assistenziale introdotte dal D.L. n. 14 del 9 marzo 2020 “al fine di consentire al medico di medicina generale o al pediatra di libera scelta o al medico di continuità assistenziale di garantire l’attività assistenziale ordinaria” con la specifica funzione di effettuare” la gestione domiciliare dei pazienti affetti da COVID19 che non necessitano di ricovero ospedaliero” cominciano ad essere create seguendo le indicazioni del decreto.
E si chiude così il disastro della massima istituzione sanitaria del pianeta, creata per affrontare problemi sanitari in genere e, nello specifico, quelli cominciati 18 mesi fa ovunque nel mondo. Una pagina storta della nostra terra è stata scritta, con l’impegno, però, che, la prossima volta, andrà tutto bene.