NO NUKES!
E come per magia, ecco che torniamo adolescenti: l’idea romantica di un mondo libero da danni per la salute e per l’ambiente e senza le minacce belliche di qualche sconsiderato, però, va ripensata.
Il conflitto tra i due blocchi, avente come teatro l’Ucraina, ha senz’altro causato un disastro ambientale, oltre alle conseguenze dirette della guerra: basti pensare solo alle tonnellate di bossoli di proiettili di ogni foggia e dimensione sparse per un paese a vocazione agricola per farsi un’idea del ‘fermo’ produttivo che sta seguendo passo passo il conflitto. Da cui il conseguente calo nelle forniture di cui faranno le spese i paesi meno competitivi del pianeta; del resto neanche l’Ucraina è uno splendore, stando a quanto è ben documentato da più parti. Un conflitto a spese dei più poveri.
Insomma, storie di ordinaria guerra.
Da più parti si propongono meeting improbabili con mediatori cresciuti e pasciuti per l’occasione.
Il movimento pacifista dà una forte prova di sé con una manifestazione a Roma da 100mila persone ‘senza bandiere: LA PACE NON RUSSA titola oggi il Manifesto. La riuscita manifestazione lo testimonia: e chi non ama la pace? È il momento di rivedere le proprie posizioni e analisi a riguardo.
Che tipo di patologia sociale è questa e qual è la risposta adeguata?
Intanto siamo in mezzo al conflitto e Milano è a un giorno e mezzo di auto da Rostov nel Dombass. Trilussa scriveva:
Ché quer covo d'assassini che c'insanguina la terra
sa benone che la guerra è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse pe' li ladri de le Borse.
Una visione popolare ma assai vicina al reale: le conseguenze dei blocchi a corrente alternata dei flussi di grano e dei fertilizzanti ha significato grande volatilità dei prezzi e c’è chi ci ha speculato: per il petrolio come per il grano come per l’artiglieria, leggera e pesante, clandestina e non.
Dalla Russia milioni di persone fuggono verso la Turchia, i paesi Baltici e altrove piuttosto che andare a morire in Ucraina. La diserzione che si possono permettere. A questo il Cremlino ha risposto con l’invio al fronte di migliaia di detenuti “non per reati gravi”: oltre a essere vietato da tutte le convenzioni, da Ginevra in poi, è l’anticamera della disfatta in quanto sono persone a digiuno di preparazione militare, la fanteria d’arresto in Italia prima della caduta del muro di Berlino (1989). Se poi l’intento è quello di condannare a morte i dissidenti detenuti, chi vivrà vedrà.
In Ucraina invece, il mondo ha visto l’organizzazione di un’inattesa resistenza all’invasione russa, fatta di bottiglie incendiarie ed estemporanei eserciti paramilitari. L’occidente non può abiurare le libertà e i diritti a fatica conquistati e permettere a chiunque di schiacciare un altro territorio, perciò concorre a contrastare l’invasione con soldi e armi.
Oggi, 5 novembre, non c’è un reale vantaggio militare dell’una fazione sull’altra; l’ipotesi di una soluzione nucleare è diventata un pour parler mentre continuano i bombardamenti ‘convenzionali’ a tappeto e contro infrastrutture civili. Il crimine di guerra è diventato un luogo comune per edulcorare la narrazione di una guerra esecrabile in sé. L’arma nucleare è efficace se non viene usata, afferma il generale delle forze armate americane in Europa e questo è rassicurante.
Sono nate così nuove forme di guerra non guerreggiata. O meglio, hanno acquisito un respiro più ampio, come le sanzioni economiche, che hanno ferito un po’ tutti ma che non hanno causato danni cruenti a persone o cose. Il cyberterrorismo, prospero in Iran, come dimostrato in un recente documentario TV, si è maggiormente sviluppato nei paesi che, a causa delle sanzioni, non hanno avuto accesso alle più recenti tecnologie militari. Quindi i paesi che hanno potuto farlo, si sono industriati sfruttando il web.
Il cibo e l’energia sono stati scoperti essenziali per tutti i popoli del mondo (oibò!): i bisogni primari, se non soddisfatti, si sono rivelati forieri di instabilità sociale che trova l’approdo naturale in regimi autoritari, più o meno eletti. La Turchia donerà ai paesi africani il grano di cui hanno bisogno: dono peloso in quanto si dice che ci sia ‘in cambio’ le royalties per lo sfruttamento di territori vergini o quasi, che si suppongono ricchissimi.
L’energia ha innescato – in Italia ma penso in tutto il mondo occidentale - la caccia a nuovi fornitori e a un rinnovato stimolo alla ricerca di fonti rinnovabili. Sole ed eolico sono le più note, ma ci sono i rifiuti e la plastica che si potrebbero riciclare. E un no diventa un ni e col tempo, un sì. Si spera. Motivi ideologici o legati a una o l’altra fazione politica si ammorbidiranno e ognuno verrà accontentato.
Interessante è la reazione sociale alla crisi: in TV passano i mille modi di risparmiare gas ed elettricità e in casa è lo stesso. La parsimonia, desueto termine fino a poco tempo fa, torna di moda.
L’Occidente sprecone ha capito la lezione. Può bastare.
La pandemia di COVID è passata in secondo piano, ora che ci sono i vaccini e le cure per chi non crede alle vaccinazioni.
La morte è diventata una questione politica: in Russia, chi svela i segreti della guerra in Ucraina (anzi, basta solo dire guerra) può finire in Siberia per 15 anni. Chi prende il COVID muore, anzi, non si sa.
Si sa invece di un nuovo virus, il Khosta-2, isolato in Russia, simile a quello che causa il COVID ma resistente ai vaccini finora prodotti.
Rien ne va plus.