CONTRO LE COMUNITÁ DI CRIMINALI

Due istituzioni che appaiono costantemente nella storia dell’umanità nell’età classica e di cui Goffman parla diffusamente nel suo Asylums, sono il pane quotidiano del medico medio: le case di riposo e le carceri. Gli anziani e i delinquenti sono gli esclusi sociali cui è negata la maggior parte degli strumenti di socializzazione nella vita mondana e che trovano la loro collocazione solo in strutture massificanti, con personale dedicato e idee di intrattenimento.

Il contatto con entrambe suscita disagio nel visitatore, qualsiasi sia il suo ruolo; nelle case di riposo, la condizione imposta di degente, osservato da amici e parenti per periodi più o meno lunghi, prevede anche il distacco, reiterato a ogni visita. O a ogni cambio di pannolone. Chissà dove andranno adesso, pensa il nonagenario in carrozzella, congelato nei movimenti ma ancora ricco dentro. La modernità ha allungato la vecchiaia non la vita e non è così raro incontrare centenari che, come la vulgata tramanda, tornano bambini. E hanno le stesse esigenze e comportamenti.

Da bambino ricordo i ‘vecchi’ nel paesello in Sicilia, che dopo anni di campagna si godevano il fresco seduti sulla strada.

Ora non è più così: alla stessa età si è nel pieno dell’attività e magari, coi proventi del lavoro degli anni precedenti ci si lancia in nuove imprese.

O si viene sepolti in una RAS.

Altro dalle carceri potrebbe essere un’impresa partecipata da detenuti che, supportati dallo Stato possano assaporare la vita da regolare e poi decidere cosa sia meglio, se fare il delinquente o no.

A questo punto, la recentissima decisione di diminuire la maggiore età PER QUANTO RIGUARDA L’INGRESSO IN CARCERE dà da pensare.

Al liceo ricordo  una lezione di Storia dell’arte sui pittori fiamminghi del XVI secolo in cui un gruppetto di nani sbevazzavano durante una festa campestre. Chiesi lumi e mi fu fatto notare che non si trattava di una compagnia di nani ma erano bambini che, all’epoca, erano considerati piccoli adulti. Il quadro riuscì a evocare una morbosità che l’immagine non voleva dare.

Bambini in via di trasformazione psicofisica si stonavano col vino e cosa si potevano dire? Bambinate.

Il quadro prese subito i toni di una tavola di fumetti, surreale ma possibile.

Così anche l’attuale riforma, al posto di immaginare come convincere un bambino ad esprimersi diversamente, che non con la violenza e la sopraffazione, li discrimina e li segrega. Per fortuna c’è anche chi chiede maestri di scuola e assistenti sociali. Un altro modo c’è.

Una bambinata, proporre un punto di raccolta cattivi come exemplum vitae ma il trend è quello vigente.

Oggi sono stati dispiegati 400 uomini tra polizia, carabinieri e guardia di finanza per sequestrare 40mila euro e altri ne seguiranno. Questa è la via?

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