LA NORMALIZZAZIONE

E mentre in Ucraina continuano i bombardamenti e le bombe cadono dal cielo (com’uva a la vendemmia direbbe il poeta) di malattie, di virus si parla al martedì. Il mondo si è vaccinato (o no, ma stavolta fa lo stesso) e i dipartimenti di emergenza degli ospedali accolgono la normale amministrazione: infarti, cadute dal motorino, fratture e ferite accidentali.

Preme tirare il fiato e fare il punto.

Nel gennaio 2020, inizia la diffusione in Italia, e da qui in tutto il pianeta, del virus SARS-CoV-2, confidenzialmente COVID, la polmonite causata dal virus.

L’11 marzo 2020 l’epidemia si diffonde e l’OMS dichiara ufficialmente lo stato di pandemia; le nostre preoccupazioni principali diventano così le mascherine, il green pass, il futuro prossimo venturo e quando arriverà il vaccino.

Tutto il 2020 e il 2021 vedranno contrapposti i due neo-blocchi: NOVAX e SIVAX, con tesi il cui respiro è il più vario, ma senz’altro agguerritissimi, con risvolti talora patetici, talora violenti.

Poi, il 24 febbraio 2022 rompe questa letale monotonia, un’altra letalità: la guerra. La Russia invade l’Ucraina e la miseria e la distruzione prendono il posto dei report dalle corsie degli ospedali e dalle rianimazioni, tristemente trasmesse in mondovisione.

Si formano così, con la velocità di un cartone animato, due schieramenti: i pacifici e i pacifisti, ma si cade nella crisi energetica e alimentare. Già. La Russia e l’Ucraina non solo sfamano mezzo mondo ma provvedono anche al fabbisogno energetico di gran parte del pianeta.

Il mondo, fiaccato dai provvedimenti presi con urgenza per far fronte all’emergenza sanitaria, deve anche far fronte anche a quella economica: l’inflazione che sale (perché tutto costa un po’ di più) e i salari che scendono, quando non ci sono proprio, e il clima generale ne risente.

È la crisi, con cui tutti i governi si devono cimentare.

La Francia tenta una soluzione di forza per far passare la riforma del sistema pensionistico (20.3.2023). Questo  fa una cattiva impressione alla cittadinanza che, preconizzando un cambio radicale delle esistenze, contesta con violenza l’azione del governo: questo non è riuscito a giustificare quindi a comunicare ai cittadini, la necessità di andare in pensione un po’ più tardi per salvare i conti dello Stato e la reazione non si è fatta attendere.

Dal nord-Africa, poi, partono sempre più migranti le cui fila si sono vieppiù ingrossate da quando il terremoto ha colpito Siria e Turchia il 6 febbraio 2023, una catastrofe epocale perché oltre a causare 50 mila morti (stima OMS), ha determinato la formazione di una nuova faglia, come ben illustrato dalle prime fotografie della catastrofe.

Al 27 marzo 2023, solo il Papa ne fa cenno all’Angelus e ricorda la Turchia e la Siria. La stampa tace se non per informarci, via ANSA, che le scosse che si sono succedute dal 6 febbraio 2023 sono state più di 9000.

L’ONU ha stimato 100 miliardi di danni e mi chiedo quanto vale un villaggio raso al suolo e i 30 mila abitanti morti, feriti o malati per colera o altre epidemie d’occasione.

 

È stato grazie alla memoria che, in massa e in automatico, ha consentito che l’uomo si adattasse e riuscisse a superare le batoste che la vita ha imposto. Ecco che così, ogni sventura è stata assorbita e superata da un’altra rovina, di natura più complessa e più articolata soluzione.

Dall’11 marzo 2020 al 6 febbraio 2023, come un sol uomo abbiamo fatto fronte a eventi che hanno declinato la morte in tutte le sue accezioni ma che non sono stati capaci di indebolirci psicologicamente.

Certo, c’è chi aspetta l’ecatombe finale per i vaccini avvelenati, non sazio di quello che è accaduto finora; chi teme (anela?) un finale nucleare, ignaro delle strategie militari correnti; chi è in ostaggio delle fole complottiste che vedono il mondo gestito dall’AD di una casa farmaceutica o da una genìa di pervertiti con la bulimia del denaro.

E anche stavolta siamo riusciti a manipolare la memoria pro domo nostra creando una realtà separata che ci ha consentito di tollerare i 1050 morti per COVID del mese scorso, le 824 vittime al giorno nelle ultime due settimane in Ucraina (fonte difesa Britannica); il terremoto in Siria e in Turchia che non si arresta, con scosse pluriquotidiane di grado 4,6 4,8.

E la vita continua, in Nigeria come in Ucraina…

e in Turchia…

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