Di asfissia in asfissia, insieme alla pandemia, sul viale del tramonto ormai, ecco che ci troviamo come belligeranti, nella prima guerra dopo 77 anni di pace, in Europa. Il virus non è più l’emergenza anche se ieri 11 aprile, ci sono stati 163 morti per/con il virus.
Eravamo rimasti alla Quarta ondata, da me enfatizzata nei miei post, prima che pastoie amministrative legate al rilascio della mia carta di credito, clonata per l’occasione, interrompessero le mie pubbliche considerazioni. Ora non seguiamo più le prodezze del virus (in termini di varianti); seguiamo invece le prodezze delle truppe russe.
GESTIONE DELLA PANDEMIA E REAZIONE PSICOLOGICA ALLA DEBACLE DA INADEGUATEZZA NEL SUO MANAGEMENT
Il tema della morte, che colpisce tutti random nella pandemia, ha posto tutti di fronte a questa realtà quanto mai distante dalla esistenza della maggior parte degli esseri viventi. L’affrontare questa domanda di salute fisica ha generato, in chi non ha risolto psicologicamente questo problema planetario, una rabbia da impotenza. Così, i governi che non hanno saputo-voluto-potuto contrastare l’epidemia del virus, hanno reagito a ciò con quanto le proprie risorse consentivano loro.
Così, paesi naturalmente votati a una gestione verticistica del potere, hanno delegato l’idealizzazione dell’epidemia non risolta a una personalità d’autorità che l’ha interpretata secondo un sistema di credenze a tema persecutorio, avente come oggetto chi ha risolto il problema con metodo e ha tratto vantaggio dall’emergenza sia in termini psicologici sia di evoluzione tecnologica sia economica.
La reazione primitiva russa della guerra per il territorio, ci ha fatto fare un tuffo nel passato. Remoto. L’impero Ottomano era temuto, in Europa, tanto quanto la Russia del XXI secolo, che decide di aggredire lo stato confinante, reo di sottrarsi all’ingerenza del grande Orso. Questa è una guerra tra una potenza che forse per ritegno, come proposto dal generale Graziano, non ha dispiegato tutta la sua potenza e ha trovato un’inattesa resistenza da parte delle popolazioni di tutti i territori. Cose che hanno lasciato il mondo a bocca aperta. Ma che cosa ha spinto Putin, persona la cui intelligenza non è messa in dubbio da alcuno, a mettere in discussione i principi fondamentali del diritto internazionale, dopo aver creato uno Stato ammesso in tutte le tribune nel mondo? Compiendo poi un errore strategico inammissibile, ammesso e non concesso che una siffatta invasione possa essere commentata dal punto di vista militare: il non aver organizzato per tempo la gestione dei territori occupati. Né, d’altronde, potrebbe pensare di controllare un territorio vasto due volte l’Italia.
Comunque si concluda questa guerra, la vittoria politica sarà dell’Ucraina, poiché ha coagulato quasi tutto il mondo in suo favore spingendolo a contribuire con armi, soldi e aiuti di ogni tipo, richiesti espressamente da un popolo sovrano che si difende da un attacco militare.
Questa non-strategia fa pensare a un primitivo tentativo di risolvere con le armi problemi di cassa o di territorio, tanto di moda nel medioevo in tutta Europa ma che oggi dimostra solo la mediocrità dell’autocrazia in attacco e la tenacia ed energia di un popolo nel resistere agli attacchi di un gigante ubriaco.
E di lutto in lutto, la vita continua.
La morte, per malattia o per violenza, rimane il tema che l’umanità deve affrontare. La morte per malattia infettiva rimane la più temibile in quanto inevitabile, nulla togliendo alla morte violenta in guerra che però offre una possibile via d’uscita per mano umana: armistizi o trattati sono parte integrante della storia, per quanto puntualmente violati.
La guerra del Peloponneso, nel V secolo a. C., la peste di Atene, forse tifoidea forse dovuta a molte altre cause ipotizzate, ebbe risvolti sociali di tipo anomico, per la caduta dei valori dovuta al perenne stato di morte imminente dovuta a cause non note. E scomparve, d’un tratto, il motivo fondante di qualsiasi esistenza: lo stare in vita. Quindi, non esistevano più norme o regole. Neanche questa e gli istinti più rappresentati furono stupri e omicidi. Anche oggi in Ucraina un’indisciplina brutale ha caratterizzato le truppe russe in azione: tradite dalla ventilata vittoria tra folle plaudenti o dal miraggio, per i militari di leva, di un’esercitazione di breve durata, hanno visto nell’opportunità di far bottino tra i civili indifesi: forse per vendetta contro gli eventi, insopportabilmente avversi, come se si dovesse rispondere a un giudice. dei destini. E allora via libera al più violento istinto: stupri e omicidi, come l’umano istinto prevede in questi casi. Ben oliato dall’alcol.
Ci si abitua alla morte. O forse si da un altro senso alla vita.
Morti di Oggi11aprile COVID 144
MIGRANTI 90
RESTO D’ITALIA ca. 55000 - mese febbraio 2022 (ISTAT)
UCRAINA …
10mila CIVILI MORTI PER I BOMBARDAMENTI A MARIUPOL
Grande cura ci si prende, con diverse motivazioni, dei sopravvissuti: donne, anziani o ucraini che si trovavano altrove, al momento dello scoppio della guerra per motivi di studio o di lavoro. Ciascuno di loro ha reagito diversamente all’inevitabile depressione che li ha colpiti, fatta salvo la guerra in sé e la distruzione dei beni, per non essere in patria a resistere.
Il territorio funziona come un organismo vivente e in questo caso ha trasformato un luogo dove vivevano, alcuni anche bene, molte etnie, religioni, lingue diverse. Forse troppe. Neanche Traiano, imperatore romano al tempo della sua massima grandezza, si spinse in Russia, limitando il suo dominio alle aree oggi contese: la Crimea, la costa del mar di Azov.