Dal 18 maggio 2020 inizia la anelata fase 2 della pandemia: la curva dei contagi è in calo, crescono gli asintomatici. Si può uscire di casa, rispettando il ‘distanziamento sociale’ e indossando una mascherina, All’orizzonte si annunciano più vaccini, uno per ogni approccio al problema, insieme a varie terapie che sono state provate su pazienti in emergenza, quindi di provata efficacia più i presidi anti droplet. Gli italiani sembra che accettino la mascherina e, a seguire, tutte le regole che normalizzano la vita in comune. La norma non viene messa in discussione, ci hanno già pensato altri a farlo e a trarre le conclusioni. Di fatto non tutti aderiscono alla fase 2: i previsti festeggiamenti non ci sono stati; solo gli addetti all’industria e i connessi uffici lavorano e si spostano, prevalentemente con mezzi propri. Code alla stazione metropolitana di Sesto San Giovanni, alle porte di Milano.
La nerbata che la pandemia ha dato alla scienza è di considerevoli dimensioni: se vogliamo parlare di vaccini sono allo studio interventi molecolari su porzioni di RNA costituenti il virus; la somministrazione di virus inattivato mediante cerotto con micro-aghi, fatti interamente di glucosio e frammenti di proteina, che si dissolvono nell’epidermide.
Il poi è cominciato, tra la gioia di chi ha risentito di più per la forzata convivenza in spazi ridotti e riteneva che il lockdown dovesse terminare prima e i più timorosi del virus che continuano l’isolamento, per quanto possibile.
Col senno di poi, c’è da osservare che:
- Si potevano isolare prima i focolai nel bergamasco e del bresciano, zone a più alta densità di popolazione e di industrie.
- Il paese si è rivelato sollecito nel proporre adeguamenti strutturali fino al caso dell’ospedale d'improvviso all’ex Fiera di Milano che ha fornito, in poche settimane, letti di terapia intensiva più del fabbisogno, ma scollegati dalle altre specialità e alla fine rimasti per la gran parte vuoti. Un medico rianimatore assoldato per l’occasione ha detto, sarcastico, che ‘se avessimo dato un milione di euro ad ogni ricoverato avremmo risparmiato’.
- Tutti i nodi economici, dalla tutela dei disoccupati come dei lavoratori ‘in nero’, sono venuti al pettine. Così come il freno burocratico dell’iter per ottenere i benefici si è palesato come inadeguato per le situazioni emergenziali e i politici assicurano che provvederanno quanto prima.
Scrive Gianni Crespi in un post su Facebook:…
E toccherà inevitabilmente all’Italia arrangiarsi da sola e in fretta.
E allora : 1) bond “patriottici” fruttiferi a lunghissima scadenza garantiti dai beni pubblici 2) taglio dell’IVA generalizzato al 50%
per un anno 3) fortissimi incentivi fiscali a chi investe nel capitale di rischio delle aziende. Tutto per tentare di compensare in 3-4 anni un calo di PIL da 200 miliardi di euro. Ma non basterebbe perché questo Stato ipertrofico non sta più in piedi, occorre investire sull’industria turistica e sui sistemi di export. Serve uno shock positivo gigantesco...
Questa è un’opinione di chi l’industria l’ha vissuta ed è quindi attendibile e condivisibile. L’aspetto economico prevale come atteso per sanare la patologia sociale dovuta agli effetti della pandemia.
L’unico programma per le pandemie reperibile in rete, probabilmente scritto in occasione dell’ultima epidemia di aviaria, spentasi nel 2003, ma obiettivamente valida anche per la pandemia di COVID19, afferma:
L’obiettivo del Piano è rafforzare la preparazione alla pandemia a livello nazionale e locale, in modo da:
1. identificare, confermare e descrivere rapidamente casi di influenza causati da nuovi sottotipi virali, in modo da riconoscere tempestivamente l’inizio della pandemia.
2. Minimizzare il rischio di trasmissione e limitare la morbosità e la mortalità dovute alla pandemia.
3. Ridurre l’impatto della pandemia sui servizi sanitari e sociali e assicurare il mantenimento dei servizi essenziali.
4. Assicurare una adeguata formazione del personale coinvolto nella risposta alla pandemia.
5. Garantire informazioni aggiornate e tempestive per i decisori, gli operatori sanitari, i media e il pubblico.
6. Monitorare l’efficienza degli interventi intrapresi.
Le azioni chiave per raggiungere gli obiettivi del Piano sono:
1. Migliorare la sorveglianza epidemiologica e virologica.
2. Attuare misure di prevenzione e controllo dell’infezione (misure di sanità pubblica, profilassi con antivirali, vaccinazione).
3. Garantire il trattamento e l’assistenza dei casi.
4. Mettere a punto piani di emergenza per mantenere la funzionalità dei servizi sanitari e altri servizi essenziali.
5. Mettere a punto un piano di formazione.
6. Mettere a punto adeguate strategie di comunicazione.
7. Monitorare l’attuazione delle azioni pianificate per fase di rischio, le capacità/risorse esistenti per la risposta, le risorse aggiuntive necessarie, l’efficacia degli interventi intrapresi; il monitoraggio deve avvenire in maniera continuativa e trasversale, integrando e analizzando i dati provenienti dai diversi sistemi informativi.