LA SECONDA ONDATA

Dei delitti e delle pene

 

Di fatto, la prima ondata, nonostante fosse quantomeno ‘sospettata’ a seguito dei primi casi di polmonite da probabile causa virale in Cina, già ci aveva calato nell’asfittico clima dell’epidemia incontrollata, con la morte come sentire comune e a cui nessuno si può sottrarre, soprattutto dopo la dichiarazione dell’OMS, pochi giorni dopo il rilevamento dei primi due casi in Italia. E poi, le puntuali vesti stracciate per le ‘falle’ nell’organizzazione sanitaria, nella logistica dei primi aiuti economici. E, successivamente, dei secondi.

 

Tutte le pandemie si sono propagate a ondate, per quanto variabili e imprevedibili, ma sembra che nessuno se lo aspettasse: la seconda ondata invece era attesa da qualcuno fin dal 17 marzo 2020, e per di più in autunno. E infatti è arrivata, in autunno e con tutte le grandi problematiche irrisolte extra epidemiche ed extra sanitarie. Politiche.

Se poi si tratta di gestire 222 MLD €, in parte a fondo perduto, per adeguamento sanitario, rilancio economico, protezione fasce più deboli, diventano ancora più politiche; perché? Clientele. Sostanzialmente per questo motivo è partita una guerra faziosa senza quartiere con lo scopo, più o meno malcelato, di sedersi al tavolo dei 222.

Questo non stupisce ed è anche previsto nello stesso piano di cui sopra, che infatti, l’unico piano pandemico nazionale reperibile online, datato probabilmente 2006 e che ’in teoria’ potrebbe essere valido per ogni pandemia, ci ricorda che:

“Le pandemie si verificano a intervalli di tempo imprevedibili, e, negli ultimi 100 anni, si sono verificate nel 1918 (Spagnola, virus A, sottotipo H1N1), 1957 (Asiatica, virus A, sottotipo H2N2) e 1968 (Hong Kong, virus A, sottotipo H3N2). La più severa, nel 1918, ha provocato almeno 20 milioni di morti.”

 

E che:

Una pandemia influenzale costituisce una minaccia per la sicurezza dello Stato: il coordinamento condiviso fra Stato e Regioni e la gestione coordinata costituiscono garanzia di armonizzazione delle misure con quelle che, raccomandate dall’OMS, verranno intraprese da altri Paesi. Inoltre, considerando le ricadute che un rischio sanitario determina sui diversi settori della vita sociale, le misure sanitarie del Piano nazionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale vanno armonizzate con quelle intraprese da altri soggetti istituzionali non sanitari.

 Questo quadro di insieme valeva per l’influenza di 15 anni fa e, per estensione (…), si può ritenere valida anche per la pandemia di COVID19, anche se le indagini della Procura di Bergamo e condotte dalla guardia di finanza, sulla mancata chiusura del PS di Alzano Lombardo, sta indagando anche sull’idoneità del piano del 2006 alle mutate priorità della pandemia in corso.

La mia opinione è che fatte salve le verifiche in corso, vadano verificati, nel dettaglio, i piani attuativi per ogni struttura sanitaria territoriale, articolato per le variabili comuni alle pandemie finora occorse. Sembra che non sia stata emanata alcuna disposizione per i presidi sanitari: dalle mansioni degli operatori sanitari all’isolamento fisico delle zone più colpite, allo stoccaggio di camici e mascherine e DPI in numero adeguato.

La crisi sociale che si è determinata per l’improvviso e massiccio numero di disoccupati, è stata affrontata così, a briglia sciolta, valutando le soluzioni congegnate volta per volta. Così pure è stata affrontata la crisi sanitaria: pur vantando soluzioni ‘creative’ per fronteggiare carenze strutturali e mediche, e contando sull’abnegazione del personale ospedaliero, d’un tratto, ci si è resi conto che per ogni letto fisico attrezzato per la terapia intensiva, sono necessari un adeguato numero di medici e infermieri formati, che non ci sono e che, non potendo aspettare la pandemia per lavorare, nel frattempo sono emigrati. Spesso, infine, chi è stato reclutato si è dimesso non appena saputo del reparto di assegnazione.

Vedremo adesso se si riuscirà a superare la cronica incapacità tutta italiana a gestire la normale amministrazione. Stavolta non si potrà dire: alla sanità mancano i fondi. Sono stati previsti 19,7 Mld € per la   sanità, e in questi ci sono senz’altro anche i fondi per l’assistenza territoriale, tanto decantata quanto irrealizzata.

Così, in meno di un anno, l’uomo, e molte donne, sono stati capaci di inventare 6 vaccini per il corona virus ma non di strutturare 6 mila posti per medici e infermieri. Nonostante, questa volta, medici e infermieri si siano materializzati.

Mentre fervono gli allestimenti per far fronte alla 2° ondata, alcune voci, dal fondo, parlano di 3° ondata. La 3° ondata è la coda della 2°, come questa una coda della 1°, hanno detto noti epidemiologi in TV. Quindi, anche questa pandemia durerà anni, anche se nel frattempo hanno inventato il vaccino anti COVID. Anzi tre. E un’altra decina in sperimentazione.

Con la seconda ondata epidemica si sono avverate le previsioni di febbraio: il personale nel servizio pubblico manca e quello che c’è si rifiuta di prestare servizio nei reparti COVID.

Tutto si è avverato, tranne la prima osservazione nel rapporto dell’agenzia di stampa cinese Xinhua, che dichiarò che "I ricercatori potrebbero impiegare anni a sviluppare farmaci e vaccini”.

Interessante è lo stato dell’arte pubblicato su Scientific American

La Corte dei Conti, alla fine di novembre 2020, ha ricordato che «nella gestione dell’emergenza la grande assente è stata la medicina del territorio, che avrebbe dovuto impedire il collasso degli ospedali».

Le visite domiciliari, da effettuare con le annunciate USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale) e che avrebbero dovuto andare a integrare

Le USCA Unità Speciali di Continuità Assistenziale, istituite con l’art. 8 del D. L.  14/2020 prevedeva che fossero create entro il 20 marzo 2020 nella misura di un’unità ogni 50mila abitanti. Questa è la legge ed è un’altra gemma del non fatto: ll Ministero della salute, attraverso la circolare del 25/3/2020, espresse la “consapevolezza della necessità di iniziative immediate di carattere straordinario ed urgenti, soprattutto con riferimento alla necessità di realizzare una compiuta azione di previsione e prevenzione, monitoraggio e presa in carico, a livello territoriale, così da contribuire a una riorganizzazione dell’assistenza sanitaria, sia al fine di contenere la diffusione del contagio, sia con funzione di filtro, necessario a frenare l’afflusso negli ospedali”. Le USCA, appunto. Al gennaio 2021 il sorgere di queste strutture è a macchie di leopardo e nelle migliori situazioni, non raggiunge le quote indicate. Non solo. Come ha ricordato nei giorni scorsi la Corte dei Conti «nella gestione dell’emergenza la grande assente è stata la medicina del territorio, che avrebbe dovuto impedire il collasso degli ospedali». Un delitto per cui non c’è pena: qui si esprime all’ennesima potenza il lassaiz faire unito a certa indolenza e sciatteria tipici di un modo di intendere la vita che non si modifica se non sotto la pressione dall’emergenza o di un controllo. Questo è uno dei delitti perpetrati nella seconda ondata ma istigati dalla prima.

Il virus è di destra o di sinistra? Dipende. Si esprime come forza delle opposizioni ma anche i governi che, promettendo sangue sudore e lacrime, si sono assicurati la continuità strumentalizzando l’epidemia.

Non mancano antecedenti di spessore:

Un generale cinese del XVI sec. trasse vantaggio dalla decadenza della dinastia Imperiale al potere. Nel 1910 sempre in Cina, scoppiarono le prime rivolte, fino al tradimento di Yuan Sghiai che forzò l’ultimo imperatore a rinunciare al trono (1912), mentre egli era eletto primo presidente della Repubblica.

Certamente, la mascherina è progressista, almeno, lo è diventata nelle maggiori competizioni politiche: una su tutte quella per presidente degli USA, durante la quale la mascherina è diventata un must identificativo.

Una pandemia determina quindi una crisi sociale oltre all’inevitabile patologia psicologica: il clima delle comunità è orientato in senso ansioso-depressivo per la conta quotidiana dei morti oltre che per la perdita del lavoro. Del contatto con gli altri. Delle abitudini. Anche delle abitudini nelle relazioni. La perdita, la manifestazione comune del lutto.

“Niente sarà più come prima” è stato il mantra ripetuto in ogni ambito, pubblico e privato. E fu vero.

In meno  di un anno è stato trovato un vaccino e altri sono in arrivo: il progresso in ambito sanitario ha fatto i proverbiali, passi da gigante.

Nonostante i miliardi stanziati, la crisi economica è stata tamponata con minor solerzia. Si stima che questa pandemia abbia portato alla perdita di almeno 500 milioni di posti di lavoro in tutto il mondo (rapporto OXFAM aprile 2020). La reazione psicologica a questi improvvisi cambi di status sociale si sono concretizzate con manifestazioni di categorie di lavoratori che reclamavano il diritto all’esistenza,

Il solo ritardo nell’erogazione dei prestiti e fondi, come si è visto anche in Italia, ha motivato l’una o l’altra fazione politica ad accusare i rispettivi governi di inefficacia nel reagire all’epidemia. C’è da osservare che solo la Cina oltre a Tokio e Seul s stata in grado di fronteggiare la pandemia: nessun altro governo di nessun colore politico nel mondo è riuscita in questo.

Vittorio Emanuele Parsi, filosofo e politologo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore in Roma in un’intervista, spiega la cosa facendo propria l’analisi del filosofo coreano Byung-Chul Han, per il quale “una delle ragioni del successo asiatico nella lotta alla pandemia è da rintracciarsi nel diverso bilanciamento che quelle società realizzano tra diritti individuali e responsabilità nei confronti del gruppo”. Byung si riferisce ai Paesi dell’Estremo Oriente (Giappone, Cina, Sud Corea, Singapore, Taiwan… e anche il Vietnam), e argomenta che “mentre nell’est del mondo la gerarchia tra spettanze individuali e bene pubblico è chiara, in Occidente il sistema liberale offre troppe scappatoie all’egoismo travestito da libertà e rende più individualmente costoso e meno immediatamente remunerativo l’altruismo sociale”. La cosa interessante è che Byung non imputa questo al liberalismo in sé, ma mette in evidenza che quando “il senso di appartenenza a una comunità si appanna o è fragile, quando il “noi” si indebolisce, il liberalismo facilita l’emergere di un “io” ipertrofico che tende a trasformare il diritto in privilegio”.

È un tema vecchio, quello del familismo come freno allo sviluppo, che è emerso sonoro in questa pandemia, quando ci si è dovuti confrontare con la sopravvivenza della specie. Non è prevalso il ‘noi’ e quell'Io ipertrofico si è industriato ad aggirare norme e regole e di ‘aggiustarne’ altre.

I mezzi a disposizione per contrastare l’epidemia sono sempre quelli dello scenario del Piano di cui sopra: sociali (dalle mascherine al divieto di assembramento fino al lockdown) e la sperimentazione di farmaci e vaccini, con epidemia in corso.

Le misure sociali di contrasto all’epidemia sono misure che rallentano la diffusione del virus, diminuendo così la pressione sui Pronto Soccorso, ma non modificano l‘incidenza della malattia.

I fisici si occupano dei numeri, di sistemi complessi e di modelli di crescita, questi strumenti che sono utilizzati per lo studio delle particelle atomiche e subatomiche, sono indicati anche per lo studio dell’evoluzione di una pandemia, basata su molte variabili di più numeri in relazione fra loro.  

Nel suo blog in cui, tra l’altro, richiede più dati sull’epidemia e l’offerta di una conoscenza necessaria ad elaborare da parte della massima istituzione scientifica italiana espone, con cognizione di causa i limiti dell’analisi dell’ISS e ne parla a ruota libera: l’evento pandemia è catastrofico per la popolazione, perché, come si è detto, impone il tema della perdita improvvisa di tante cose, non solo vite umane, ma più banalmente, abitudini, amicizie e conoscenze, il contatto fisico. Se invece lo si analizza, più prosaicamente ma più efficacemente, come particola misurabile che determina la variazione di parametri anch’essi misurabili, si ottiene un sistema complesso ma leggibile e interpretabile.

In Africa l’ultimo ceppo del virus della poliomielite che si trova in natura è stato eradicato in Africa. Raggiunta l’immunità di gregge e la scomparsa di un ceppo wild della polio.

 

Freud in Le masse e io (1921) osserva una continuità tra comportamento dell’individuo da solo e quando dà luogo a manifestazioni collettive. Per Freud, la massa risulta essere: «impulsiva, mutevole e irritabile. Ed è controllata quasi esclusivamente dall'inconscio».

E infatti come il trauma porta a una reazione individuale peculiare di ognuno, nella pandemia, è emerso il bello e il brutto anche in ogni settore: la solidarietà, per quanto sottopagata, di medici e infermieri; le falle dell’assistenza sanitaria nazionale che, nonostante le ‘regalie’ dei settori più redditizi privati e conseguente orientamento della politica sanitaria, si è meritata il pubblico plauso di giornali americani, dove, va detto, la salute è a pagamento: ti licenziano? fine    dell’assicurazione.

Come in ogni crisi (anche in questo, valgono le considerazioni per ogni malattia), alla caduta segue un periodo di rinascita: i figli delle pestilenze del 1400 furono i protagonisti del Rinascimento italiano; alla fine della seconda guerra mondiale seguì il boom economico e la conseguente espansione demografica, il cosiddetto baby boom.

Non è quindi sbagliato aspettarsi una reazione uguale e contraria dal ‘dopo pandemia’, la super-evocata ‘crescita’.

Nel mondo, Jair Bolsonaro in Brasile, Boris Johnson in Gran Bretagna, Donald Trump negli USA, Silvio Berlusconi in Italia e i negazionisti in genere, fanno riferimento alla parte destra politica; curiosa coincidenza? Non fa specie il fatto che siano stati contagiati, visto che aborriscono ogni sorta di cautela alla diffusione delle droplet.

I luoghi comuni sono di solito molto frequentati, diceva Ennio Flaiano; così il cliché dell’uomo di destra lo vuole superuomo, orgogliosamente provocatorio e impermeabile a qualsivoglia offesa – comprese quelle che non si sono ancora manifestate, tanatomane. Prevalgono in questi ambiti i complottismi ora la Cina accusa gli USA di aver creato artificiosamente il virus, ora è l’Iran, il primo focolaio mediorientale di COVID, ad accusare gli USA di aver creato il virus con sequenze geniche del popolo iraniano (sic!).

 

La fantasia al potere

Le teorie negazioniste vanno da quelle più semplici nella loro linearità (Iran, USA e Cina) a quelle che si pongono, rispetto alla malattia, in modo più ragionato e apparentemente acculturato (portando, ad esempio, l’immunità di gregge come obiettivo raggiungibile ‘naturalmente’) comunque tecnofobiche e paranoidi. Supponenti, perseguono e vantano le teorie più improbabili sull’insussistenza del virus o, comunque, o sull’‘origine umana’, manipolatoria della pandemia, senza mettere in conto il rischio a cui si espone il ricercatore che maneggia virus.

È comprensibile e tragica la scelta che si deve scegliere tra salute e lavoro: emergenza sociale o sanitaria? Senza soldi non è possibile pagare gli ospedali con macchinari, medici, tecnici e infermieri annessi. Né i trasporti, né la scuola né le pensioni. Ci viene in soccorso la comunità europea, con contributi che ci permettono di concentrarci sulla crescita economica e sull’organizzazione sanitaria.

D’altro canto, la salute è un parametro vincolante, per quanto concerne ogni progetto produttivo; quindi, serve un piano sanitario credibile sia per le epidemie che per la sorveglianza e prevenzione delle malattie.

L’economia deve funzionare, poiché senza soldi non si possono sostenere i costi di ospedali e personale, ma si sono visti concorsi per medici e infermieri specializzati andare deserti: e questo non è una novità.

La seconda ondata epidemica è svelata da un’impennata dei decessi e dei contagi, oltre che da un aumento delle aziende in crisi (49000 solo in Lombardia – fonte CGIL) e datata settembre 2020.

Si è dunque ripresentata, con maggior virulenza, nefasta e attesa, la stessa situazione di sei mesi fa, però più grave, come definito dai 21 punti che caratterizzano l’indice di contagio che automaticamente classifica in tre aree colorate secondo il grado di infezione e di risposta sanitaria. Una risposta non dettata da contrattazioni e fatta d’imperio, il cui senso è di limitare gli accessi ai Pronto Soccorso (e quindi liberare le terapie intensive) contenendo la diffusione interumana. Questo rimette in discussione le problematiche che non si sono risolte dopo la prima ondata.

Un economista osserva che Europa e BCE hanno fatto molto e che si punta sul fondo perduto e la rapidità di erogazione degli aiuti economici. Il condono del debito maturato in questa crisi è una via percorribile, secondo gli accademici.

Vedremo gli sviluppi e quando cosa farà il Comitato Tecnico Economico, caldeggiato dalla UE, che non lasci nulla di intentato e possa indicare come utilizzare al meglio un così cospicuo stanziamento di fondi.

Equità nella ripartizione dei fondi uniti a un disegno complessivo di rinascita condiviso potrebbe significare il cambiamento per questo Paese.

 

Cos’è cambiato

Siamo diventati migliori o peggiori? La reazione a una malattia è equiparabile a quella che scaturisce da un trauma e che porta inevitabilmente a sovvertimenti anche importanti nelle esistenze di ciascuno. Il contatto stretto e continuo con la morte, possibile nell’immediato, ha affermato in modo fin troppo chiaro la nostra finitezza. In virtù di questa ‘frequentazione’ avviene il cambiamento. Si fanno strada parole e comportamenti insoliti in quest’epoca, come l’umiltà, che ha portato a un certo riassestamento dei ruoli: così gli opinionisti hanno lasciato il posto agli scienziati e ai ‘tecnici’, che sanno ‘leggere’ l’epidemia e, attraverso i periodici report sanitari e sociali, prevedere i rimedi per far fronte alla crisi.

Spesso impropriamente, si parla di resilienza, assimilandolo a resistenza; ci si aspetta che grazie al sostanzioso Recovery fund next generation europeo si possano sanare antiche carenze infrastrutturali.

Libertà e responsabilità. Questa è la diarchia politica che domina questa fase: c’è chi nega che ci si aspettasse una seconda ondata epidemica, rivelando di non conoscere la storia delle epidemie note.

Molti adesso s’immaginano che seguirà un momento di creatività in espansione, come negli anni 50 nel mondo occidentale, già gravato dai postumi della guerra.

Per adesso emergono le criticità della società di massa: i trasporti, la scuola, i pronto soccorso. Ed è un bene.

Interessantissima l’analisi del fisico Giorgio Parisi, che svela il punto di vista di uno scienziato che interpreta i numeri dell’epidemia con il criterio del lettore dell’andamento di un oggetto, il virus e l’epidemia, che progredisce in base a più variabili: la crescita esponenziale dei casi rilevati significa che i positivi al tampone raddoppiano in un certo periodo, settimane o altro. In questo senso è evidente che stiamo assistendo a una crescita logaritmica dei contagi

 

Il tema di ogni pandemia, come di ogni malattia, è come rapportarsi con la morte, possibile, improvvisa, proditoria e ineluttabile. Questo tema è vissuto sia individualmente sia collettivamente in maniera più o meno composta.

Le reazioni della gente sono, infatti, le più varie: l’ultra80enne che, serafica, dichiara che le è andata bene: “toccava a me e l’ho scampata”. O le reazioni dei politici e dei tecnici, spesso scomposte poiché non usi a vedere decine di morti al giorno e forse inadatti al ruolo. Reazioni di difesa, secondo Melanie Klein.

Non è un problema di soldi (tra fondo perduto e prestiti siamo il paese europeo che ha avuto i maggiori finanziamenti per questa epidemia).

Né è un problema di leadership che, per quanto si dica, non è mancata. L’organizzazione è quella che è mancata.

Questo anche perché ogni fazione politica si è voluta attribuire il merito di ogni traguardo raggiunto, non conoscendo neppure i limiti economici dei progetti di cui parlano: la sensazione è che ora come nel XVIII secolo si annaspi per  cercare un rimedio per tutti gli insulti economici perpetrati, nel tempo, alle casse allora reali; adesso i soldi ci sono e non bisogna fare delle guerre per appropriarsi dell’oro che serva sanare le casse.

Tutto viene ideologizzato. Il vaccino – serve solo a ingrassare le case farmaceutiche o è un dono salvifico? Le mascherine – servono o non proteggono/fanno ammalare? Il divieto di assembramento – è una norma liberticida o serve a diminuire la diffusione? E via di questo passo.

In questo clima emergono gruppi di esasperati che attaccano il Campidoglio a Washington, Feste di follia collettiva con festa in piazza senza mascherina a Lucca.

E una crisi di governo in questo momento, è il segno dell’inadeguatezza dei nostri governanti a gestire situazioni di estrema gravità come quella attuale, sanitaria ed economica. Il trumpismo è una dimensione psicologica oltre che storica. Per questo, molte personalità simili emergono nei periodi di effervescenza psicosociale come questa, dettata da un invincibile infezione.

In questa condizione, ci si avvia a fronteggiare la terza ondata, questa volta annunciata e temuta da tutti.

Per la sanità sono stati stanziati 19,3 mld: un quarto di quanto è stato tagliato in questi ultimi 20 anni: vuoi vedere che piano piano si ricostruisce lo stato sociale.

 

 

Oggi, 14 gennaio, sono cominciate le indagini, e relative perquisizioni e sequestri, su ISS e Ministero della salute relativamente al piano pandemico 2017 che è risultato essere un ‘copi e incolla’ di quello pubblicato nel 2006.

 

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